La mia amica Emma oggi ha le paturnie.
Quando l’Emma ha le paturnie somiglia ad una petunia privata dall’acqua da una settimana.
Mi offre la solita tisana tibetana.
Oltre ad essere insapore, ha proprietà soporifere. Dopo la prima tazza le palpebre ti si piombano e la mente sragiona.
“Oggi per essere una donna bisogna avere le palle”, gracida acida.
“Sì, ma meglio averle in testa.” Azzardo.
Il concetto è un tantino distopico, ma rende l’idea meno realizzabile.
“Stavamo meglio al tempo dei roghi.”
“Bruciare le streghe oggi sarebbe poco glamour. E pure poco ecologico.”
“Ma più rapido. E forse anche più indolore, se comparato al tempo richiesto per crepare a suon di vigliaccate.”
Finita la storia col suo ex Rinaldo, l’Emma si è iscritta a Exit.
“Un bicchierino e via, una leva il disturbo con stile” annunzia affossata nel canapè.
Lo dice arraffando l’ultima fetta di ciambella con glassa al cioccolato, quella che manco ho assaggiato.
“Vedi che al girovita non giova”.
“Tzzz” fa lei scimmiottandomi (ultimamente ha un netto calo di creatività) “la vita mi gira talmente da schifo che chilo più chilo meno sai che pena!”
Dentro e fuori incombe una sera tristissima.
“Sai che ti dico, a ben vedere sono un’individua inadatta a stare nel mondo, fortemente tentata dalla misantropia”.
“Se la metti così, nel migliore dei casi, ti si prospetta una noia mortale. Potresti quanto meno mettere in atto una vendetta dignitosa, giusto per toglierti qualche pietruzza dalla scarpa”.
“Tzzz (ci risiamo) ormai metto solo ciabatte”.
“Allora meglio scalza, così, che ne so, provi a scalzare il sistema monetario”.
Noto un sorrisino nevrotico.
“Eppure sono un essere umano di quarantadue cromosomi. O sono una primate?”
“Ma va là. In primis i primati non si abbuffano di torte glassate, semmai di banane e fogliame.”
“Sai che ti dico…”
Pavento che stia pigliando la china filosofica.
“Sai che ti dico, il mio massimo sarebbe di essere una disadattata. Allora forse penserei con lucidità.”
“Ma va là, piuttosto perché non provi ad essere più Principessa Azzurra?”
“Mai piaciuto cavalcare unicorni.”
“Beh, puoi sempre andare in bici. Se rinnovi la polizza sulla vita.”
“Bah, da piccola credevo che il mondo potesse diventare un luogo vivibile, persino bello.”
Anche a costo di offendere devo dire la verità.
“Se una ha un certo idealismo, ma non si munisce di paracadute, si schianta e adios”
“E poi sai che ti dico?”
Oramai non mi sta più a sentire e va per la sua strada.
“Il mio massimo sarebbe di essere una disadattata. Allora forse penserei con lucidità.”
“Sai che ti dico Emma? Per secoli i tuoi Rolandi ci hanno buttato addosso la nobile missione di piangere insieme ai coccodrilli.” La risata è distribuita in modo diseguale.
“Perché non ci ridiamo sopra?”
Mi squadra inorridita.
“La verità, quella cosa sfuggente che oscilla come un pendolo tra due pozzi senza fondo, è che tu non mi capisci.”
Mi arrendo, oggi l’Emma odia l’umanità e si adopera per fregarmi.
Rimetto giacca, sciarpa e scarpe.
“Ma te ne vai? Ma secondo te cos’è il pensiero radicale?”
“Quello che arriva alle radici. Adios cara, sono stanca a pieno titolo. Ci sentiamo.”
Scendo le scale come una margheritina recisa alla base.
Anzi, sradicata.