Amal chiede aiuto per lasciare Gaza

4 Marzo 2024 | Global Sisterhood, Storie di donne

Come ben sappiamo dal 7 ottobre la situazione della popolazione civile di Gaza diventa ogni minuto più disperata. I bombardamenti sono incessanti, le morti sono decine di migliaia e molte di più sono le persone ferite, malate e denutrite. Si tratta in larga parte di donne, bambini e bambine innocenti. Se non possiamo fermare la guerra, possiamo provare ad aiutare le persone che subiscono ingiustamente e senza via d’uscita le conseguenze di questo terribile conflitto. Riportiamo qui di seguito la testimonianza e l’appello di Amal e vi chiediamo di aiutarla cliccando il link alla fine del testo.


Mi chiamo Amal Abu Shawareb, sono una donna palestinese e madre di tre ragazzi, due dei quali gemelli. I miei genitori, come milioni di palestinesi, sono fuggiti dalla loro città natale nel nord della Palestina a causa della creazione di Israele nel 1948. Di conseguenza, hanno cercato rifugio nella città di Gaza, a sud della Palestina.

Sono nata a Gaza dove ho vissuto tutta la mia vita e sono sopravvissuta a 4 brutali guerre, di cui la più dura è ancora in corso, mentre il mondo intero è testimone.

Io, come migliaia di concittadini di Gaza, sono attualmente sfollata in seguito alla distruzione della mia casa a Gaza City da parte di un attacco aereo israeliano. Mio marito ed io abbiamo lavorato incessantemente per molti anni per garantire una casa ai nostri figli, che purtroppo è stata bombardata e distrutta in un batter d’occhio.

Abbiamo perso tutto: i risparmi, i beni, l’auto, tutto ciò che possedevamo. Conserviamo con amarezza il dolce ricordo della nostra casa e dei suoi angoli ingiustamente perduti e continuiamo a sperare in un futuro migliore per i nostri figli.

Siamo dovuti fuggire nel mezzo di durissimi bombardamenti che hanno ridotto il nostro quartiere e l’intera città in enormi macerie; siamo stati costretti a fuggire senza meta per salvare le nostre vite e abbiamo lasciato tutto alle spalle.

Uno dei miei figli è diabetico (tipo 1) ed ha bisogno di insulina per sopravvivere. Abbiamo lottato per procurarci l’insulina e tenere sotto controllo il suo livello di zucchero nel sangue che è instabile anche a causa della paura, dello stress e dell’ansia, nonché della mancanza di una buona alimentazione e della carenza di insulina e medicinali a Gaza.

Ogni giorno è una lotta e una paura perché in qualsiasi momento potrebbe avere una DKA, il che significherebbe dover essere ricoverato in terapia intensiva, cosa impossibile al momento a causa del collasso del sistema sanitario di Gaza. Prego ogni giorno che mio figlio resista, tuttavia, i suoi valori glicemici sono sempre più allarmanti.

I miei tre figli hanno dovuto sopportare la sofferenza dell’occupazione, i traumi e l’ansia fin dal giorno della loro nascita e dopo aver assistito alle attuali atrocità contro i bambini, hanno perso la speranza in una vita migliore, in una buona istruzione e in un ambiente pacifico.

Hanno sempre avuto ottimi risultati a scuola: Mohammed, il diabetico, sogna di diventare un medico, Adam vuole diventare un ingegnere e Amir un giornalista. Sono molto desiderosi di proseguire la loro educazione e imparare, come tutti i bambini.

Come genitore, non essere in grado di garantire questa vita ai propri figli è straziante, e sono costretta a sperimentare questa incapacità e impotenza come madre. Questa è la realtà che sto affrontando.

Questa è la prima volta che vado online e chiedo aiuto, ma sono obbligata a farlo per portare la mia famiglia fuori da Gaza e garantire cure mediche a mio figlio. Non esiste una zona sicura per i civili a Gaza. Siamo costantemente minacciati di perderci a vicenda e di essere uccisi senza pietà; in qualsiasi momento potrei perdere la mia famiglia, in qualsiasi momento potrei perdere i miei figli, potrei perdere la mia vita.

Dall’inizio della guerra, non ho smesso di lavorare per contribuire a sostenere i bisogni degli sfollati interni a Gaza e garantire che i più vulnerabili ricevessero sostegno, ma ora sono purtoppo arrivata al punto in cui i miei cari sono diventati vulnerabili e hanno bisogno dell’assistenza che io non posso fornire, se non supportata da voi, compagni/e umani.

Non ho ancora potuto uscire da Gaza a causa della chiusura della frontiera di Rafah, tra Egitto e Gaza, che si può ora attraversare solo con alcuni permessi e un coordinamento speciale. Ho provato in tutti i modi possibili ad ottenere questo coordinamento per motivi di salute e poter evacuare la mia famiglia, ma senza alcun successo.

Mi rivolgo a tutti i miei simili, amici e difensori dei diritti dell’infanzia in tutto il mondo per aiutarmi a evacuare il mio bambino diabetico e i miei due bambini gravemente traumatizzati. Per favore aiutatemi a salvare la mia vita e quella dei miei figli. Vi prego di condividere il più ampiamente possibile. Grazie!


Per aiutare Amal clicca qui

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