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Fare femminismo - serata con Giulia Siviero

Sciopero delle donne, sciopero femminista
> Abbiamo un piano
Ebbene sì, l’abbiamo!
Abbiamo un piano per l’eliminazione della violenza sulle donne.
> io lotto social
Non è normale che così tante donne abbiano dei ricordi traumatici del parto
#scioperofemminista2025 #nonènormaleche
[...] Un femminismo che ricorda le sue radici: resistenza, solidarietà, giustizia, non solo rappresentanza.
Perché il femminismo che non parla quando le donne muoiono di fame sotto assedio non è femminismo. Il femminismo che non piange quando le bambine vengono estratte da sotto le ...macerie non è femminismo. E un femminismo che non può nominare Gaza non è femminismo. È teatro.
Quindi chiedo, con amore, non con rimprovero: il nostro movimento globale può estendersi abbastanza da accogliere il dolore, la forza e la verità delle donne palestinesi? Può inginocchiarsi accanto a noi, ascoltarci, sostenerci, non perché siamo perfette, ma perché siamo umane?
Perché anche qui vive la lotta. Anche qui inizia la liberazione. [...]
Nadine Quomsieh
Stasera la riunione è alle ore 20:00 alla Casa del Popolo,
maggiori informazioni nel link e negli eventi.

Maggio 19, 2025 @ 8:00 pm - 10:00 pm - Tutte le persone interessate a partecipare alla preparazione dello sciopero femminista del 14.6 sono invitate ...
iolotto.chSave the date
5 giugno
Giulia Siviero a Lugano
Se il papa fosse stato PER le donne, sarebbe stato davvero rivoluzionario, ma Bergoglio è stato il capo di un'istituzione profondamente patriarcale e di cui lo scopo è il mantenimento del patriarcato. Ha reso la chiesa più sopportabile a tante persone, ma il suo operato non ha nulla di ...rivoluzionario.
[...] “Perché è stato un papa rivoluzionario”, si dice (così è stato in realtà definito fin da quel buonasera pronunciato dal balcone di San Pietro il giorno della sua elezione al soglio pontificio) e le rivoluzioni, si sa, a sinistra piacciono o dovrebbero piacere. Di rivoluzionario a parere di chi scrive sta solo (non è poco, per carità) il cambio di passo in materia di ambiente e rispetto al ruolo, alla responsabilità dell’essere umano in rapporto alla nostra “casa comune” (Ratzinger, che comprensibilmente non ha mai suscitato simili sentimenti di simpatia, dimettendosi fece un gesto che definire rivoluzionario è poco per quell’istituzione granitica che è la Chiesa, ma non è bastato a farlo diventare il santino di nessuno).
“Perché è stato il papa degli ultimi”, si dice ancora. Dovrebbe essere una caratteristica ovvia per un’istituzione che si vuole caritatevole e vicina a chi ha più bisogno. Evidentemente non è così se questo è diventato uno degli appellattivi più ricorrenti con cui è stato chiamato.
È vero, Bergoglio è stato sicuramente il papa degli ultimi (penso in particolare alla sua attenzione nei confronti di poveri e migranti) ma di certo non è stato il papa delle ultime.
Nella Chiesa le donne sono rimaste tali, ultime (e infatti oggi a riunirsi è un consesso di soli uomini chiamato a eleggere il proprio monarca, come scrive Marco Marzano). Nel mondo le donne sono le ultime tra gli ultimi. Certo, non per responsabilità del papa, il quale però – in totale sintonia con i predecessori, chiaro – non ha mai perso occasione per condannare il diritto di autodeterminazione delle donne in materia di diritti sessuali e riproduttivi.
Più volte ha definito le donne che abortiscono assassine e i medici che praticano aborti sicari. L’anno scorso si è spinto a paragonare profilattici e pillole anticoncezionali a fucili e bombe («In questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e gli anticoncezionali. Le une distruggono la vita, gli altri impediscono la vita»).
Ora, è noto – o dovrebbe esserlo – che l’autodeterminazione in materia di sessualità e riproduzione non solo è importante in sé e per sé ma è elemento chiave che incide anche su tutte le altre sfere della vita. Una donna o una ragazza che non può decidere se e quando avere un figlio, per esempio, difficilmente potrà decidere in piena libertà e autonomia se e cosa studiare o quale lavoro fare.
Qualche anno fa la teologa cattolica Tina Beattie scriveva su queste pagine (MicroMega 4/2018): «Nella Chiesa povera e per i poveri di Francesco, ancora non si riconosce il dato di fatto che gravidanza e parto restano tra le principali cause di morte e lesioni permanenti per le donne povere, con quasi 300 mila donne tra le più povere del mondo che ogni anno muoiono per cause correlate alla gravidanza, mentre molte di più devono subire lesioni invalidanti in seguito agli aborti procurati in condizioni non sicure o per la mancanza di cure ostetriche. Quando muore una donna incinta, di solito con lei muore anche il bambino non nato e se aveva altri figli questi restano spesso soli. La mortalità materna è tuttora una tra le principali cause di sofferenze evitabili nelle comunità più povere, e tuttavia continua a essere ignorata dalla dottrina della Chiesa. La gerarchia profonde dunque moltissime energie morali nell’avversare contraccezione e aborto, ma non fa nulla per riconoscere le conseguenze traumatiche derivanti dal negare alle donne gli strumenti per controllare le proprie capacità riproduttive, specie in situazioni in cui sono vittime di coercizioni sessuali, violenze e stupri. È difficile non concluderne che morire di parto è considerato parte del sacrificio naturale della maternità, attribuibile forse all’antica maledizione del Paradiso terrestre, in cui le doglie del parto e la sottomissione nel matrimonio sono la punizione per la disobbedienza di Eva».
Niente di tutto ciò mi stupisce. La Chiesa è quella che è, e il papa è il capo della Chiesa. Che resta un’istituzione misogina e, non fosse altro che per questo, reazionaria. A stupirmi è che nonostante tutto ciò Bergoglio possa essere stato considerato un faro a sinistra (e anche in parte del femminismo, almeno italiano: a nessun altro uomo sarebbe stato concesso).
E mi conferma in quello che tristemente sappiamo già: le donne sono sempre sacrificabili. Nella Chiesa, nella società e anche a sinistra. [...]

Perché le donne, si sa, sono sempre sacrificabili. Nella Chiesa, nella società e anche a sinistra.
www.micromega.netAppello per una manifestazione femminista il 14 giugno 2025 Non è normale che nelle prime 15 settimane del 2025*, 14 donne in Svizzera siano state uccise per il semplice fatto di essere donne. Il femminicidio è la punta dell’iceberg di una violenza sistemica e strutturale che colpisce le donne ...e le persone LGBTQIA+ in diversi modi. Violenza fisica, psicologica, economica, sessuale e molestie sono purtroppo strutturali! ...

Appello per una manifestazione femminista il 14 giugno 2025 Non è normale che nelle prime 15 settimane del 2025*, 14 donne in Svizzera siano state...
iolotto.ch"Senza una presa di coscienza da parte degli uomini, la violenza non si combatterà mai davvero."
Cristina Carelli, presidente di D.i.Re, intervistata da 27esimaora , affronta uno dei nodi centrali della lotta alla violenza maschile contro le donne: la responsabilità collettiva, e in... particolare maschile, nel cambiare un sistema che ancora oggi tollera, giustifica, minimizza.
Nel dialogo con il Corriere si parla di patriarcato, impunità, educazione, responsabilità politica e sociale. E soprattutto si ribadisce che la violenza non è un fatto emergenziale, ma strutturale.
Cambiare è possibile, ma serve una volontà politica e culturale chiara: ascoltare le donne, sostenere i centri antiviolenza femministi, promuovere una cultura che metta in discussione i privilegi maschili.
A questo link l’intervista completa: https://bit.ly/Carelli_27esimaora_300425
Il 15 esimo femminicidio del 2025.
Il 27 aprile, a Lyss, un uomo ha ucciso sua moglie 70enne.
Non è normale che le nostre istituzioni rimangano in silenzio di fronte a tutte queste vite perse per mano della violenza machista.
Non è normale che nel 2025 la Svizzera non ...abbia ancora un numero di telefono di emergenza per le vittime di violenza.
Non è normale che la violenza che subiscono le donne e le persone con corpi femminilizzati non venga ampiamente tematizzata nella società.