Siamo tutte Lady Oscar

24 Settembre 2023 | Storie di donne

Chi ha vissuto la propria infanzia negli anni Ottanta e Novanta ricorderà certamente Lady Oscar, cartone animato giapponese ambientato nella Francia del Settecento all’epoca della regina Maria Antonietta e del re Luigi XVI. Oscar François de Jarjayes era una nobildonna cresciuta e educata come un uomo perché suo padre, cantava la sigla, “voleva un maschietto ma, ahimè, sei nata tu”. 
Lady Oscar, anime ispirato ad un manga del 1973 dal titolo Le Rose di Versailles la cui protagonista era la regina Maria Antonietta, è stato trasmesso in Italia a partire dal 1982 all’interno di Bim Bum Bam e poi continuamente riproposto fino a tempi recenti. 

Negli anni Ottanta, quando la televisione aveva pochi canali, era un cartone seguitissimo ed è stato significativo e formativo per almeno un paio di generazioni di bambine e bambini.

Lady Oscar piaceva anche ai bambini perché incarnava degli atteggiamenti che, nello spazio pubblico, sono riconosciuti come maschili e quindi facilitavano in loro un processo di identificazione. Il coraggio, la responsabilità, la lealtà, la fedeltà di Lady Oscar ne facevano un eroe donna, comunque uomo, perché vestita con abiti maschili. 

Questa ambiguità identitaria aveva aperto in noi bambine e bambini l’idea che potesse esistere qualcosa di diverso dalla dimensione binaria ed eteronormata, oggi diremmo un’identità fluida. Noi non sapevamo nulla di orientamento sessuale e d’identità di genere, però guardavamo un cartone in cui una donna si vestiva da uomo e si comportava in maniera ambigua, ogni tanto da donna e più spesso da uomo. 

Di lei si invaghiva la regina Maria Antonietta, che non smetteva di amarla nemmeno dopo aver scoperto il sesso biologico di Oscar. Anche Rosalie, la ragazza raccolta per strada e assunta come cameriera nella famiglia Jarjayes che si scoprirà poi essere la figlia della contessa di Polignac, si innamorava di Oscar e pure il suo sentimento durerà tutta la vita. Oscar invece si innamorava prima del Conte von Fersen, che aveva una relazione con la regina, e poi del suo amico di sempre André, con cui effettivamente ebbe una storia d’amore. L’unica puntata censurata della serie, ma solo all’inizio della messa in onda, fu quella in cui Oscar e André fanno l’amore.

Con la sua storia particolare, Lady Oscar ci aveva fatto scoprire che esistevano altri modi di essere e di amare. 

A noi bambine ha mostrato che le donne possono fare quello che fanno i maschi e, a guardare Oscar, possono pure farlo meglio, promuovendo in noi un processo emancipativo importante. Incarnando ideali etici, legati alla libertà e alla capacità di fare sempre la scelta “giusta” – addirittura di scegliere la Rivoluzione Francese nonostante i suoi nobili natali – Lady Oscar è stato un prodotto dissacrante perché ha forgiato l’immaginario di più di una generazione che ha potuto indentificarsi in lei. 

Nessuno, tra i nostri genitori, si poneva problemi sul valore educativo del cartone animato o sulle possibili conseguenze di certe storie sul nostro orientamento sessuale o sulla costruzione della nostra identità di genere. 

Se fosse una novità forse oggi Lady Oscar sarebbe improponibile eppure, a riguardarla dopo tanti anni con gli occhi di una persona adulta, ancora emoziona perché, almeno un po’, siamo state tutte Lady Oscar. 

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