Continuiamo a lottare per delle pensioni giuste!

13 Dicembre 2024 | Lottiamo ogni giorno

Il Tribunale federale ha emesso ieri la sua decisione in merito alla validità della votazione AVS 21, che nel 2022 aveva portato all’innalzamento di un anno dell’età pensionabile delle donne. Il ricorso, inoltrato l’estate scorsa dalle donne socialiste, dai Verdi e da cittadine e cittadini di alcuni Cantoni, è stato respinto. Eppure l’esito della votazione sull’AVS21 era stato risicatissimo – il 50.5 di favorevoli – ed era stato ottenuto solo grazie ad una propaganda ingannevole sul futuro delle finanze delle pensioni, quando in realtà i motivi per non costringere le donne a lavorare un anno in più erano e restano ancora tanti. Siamo molto deluse perché la convenienza della decisione per le autorità sembra proprio aver avuto la precedenza sul valore della vita delle donne, in particolare di tutte quelle che svolgono lavori faticosi con stipendi bassi, che non potranno certo permettersi un pensionamento anticipato o la prospettiva di una vecchiaia serena. 

Appare lecito chiedersi quale sarebbe stato l’esito della votazione se le cifre utilizzate nel sostengo alla riforma fossero state corrette, o almeno presentate come incerte e in parte imprevedibili, perché legate a una serie di variabili. Invece, cifre errate sono state sottoposte alla popolazione, inserite nel materiale di voto come principale argomento a sostegno della riforma AVS21, voluta dall’ex consigliere socialista Alain Berset e appoggiata dai partiti conservatori. Come donne avremmo forse vinto e respinto la riforma per la terza volta? Visto che abbiamo perso con il 49.5 è assai probabile.

Non sorprende poi che l’inchiesta amministrativa commissionata dalla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider sia stata resa pubblica proprio pochi giorni prima della sentenza del Tribunale federale, il 6 dicembre 2025. Il comunicato del DFI sostiene che “Dall’indagine è emerso che non si può parlare di un errore di calcolo poiché non sono state riscontrate operazioni di calcolo errate”. Il problema sembra sia stato causato da due funzioni specifiche del programma, non in grado di procedere con il necessario rigore, che hanno portato a previsioni poco plausibili a lungo termine. Se non c’è stato errore di calcolo, c’è quindi stata intenzionalità? Perché è proprio sulla base di queste “previsioni poco plausibili” che le donne vengono costrette a lavorare un anno in più, spesso senza alcun riguardo per la loro salute e sempre senza tener conto del loro legittimo desiderio di avere tempo a disposizione. 

Se è possibile, c’è ancora qualcosa di più grave di tutto questo, ed è l’immagine che la Confederazione e le sue istituzioni hanno restituito alla popolazione, e in particolare alle donne, con questa decisione. Se il ricorso fosse stato accolto, sarebbe stato un evento storico, mai accaduto prima in Svizzera. Sarebbe stato importante perché riconoscere un errore, seppur come si è voluto far credere commesso senza intenzionalità, avrebbe fornito un’immagine onesta e credibile delle autorità di questo Paese. Invece, il respingimento ci restituisce un messaggio molto chiaro: il Consiglio federale può fornire dati errati per ottenere i suoi scopi e questo non è punito o messo in discussione. Il Consiglio federale preferisce dare spazio ai propri interessi economici invece che alla trasparenza e al rispetto della giustizia.

Siamo deluse e preoccupate, ma non siamo sorprese, sappiamo bene che la giustizia è ancora un luogo ove vi sono privilegi di classe, genere e razza. Non possiamo fare altro che prendere atto della sentenza che, ai nostri occhi, appare ingiusta, anche se emessa dalla massima autorità giudiziaria del Paese.

Siamo pronte per portare avanti le battaglie che ci aspetteranno a breve: ci opporremo al progetto di abolizione della pensione di vedovanza, presentato dalla consigliera socialista Elisabeth Baume-Schneider, che ingenuamente speravamo fosse sensibile alla situazione delle persone in difficoltà. Ancora una volta l’uguaglianza viene mistificata e utilizzata per rendere più precaria la vita delle donne. 

Terremo d’occhio l’ennesima revisione dell’AVS, annunciata per il 2026: ci mobiliteremo contro qualsiasi ulteriore peggioramento delle nostre pensioni. Non ci arrenderemo e continueremo a lottare per una società più giusta per tutte, tutti e tuttu!  

Il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno

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