Il recente e clamoroso errore di calcolo commesso dalla Confederazione relativamente alla salute dell’AVS, che ha portato alla luce la presenza di riserve ben più esose – addirittura 14 miliardi di franchi! – di quelle inizialmente paventate e necessarie per far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione, deve farci riflettere su vari aspetti e, in particolare, in merito alla prossima votazione inerente alla Riforma della previdenza professionale (LPP).
Innanzitutto appoggiamo la scelta delle donne del PS e dei Verdi di fare ricorso nei confronti dell’esito della votazione del settembre 2022 che, con l’accettazione risicata di AVS21, ha provocato l’aumento dell’età pensionabile delle donne. Il risultato della votazione sulla riforma AVS21 è stato influenzato dalla diffusione di cifre errate e allarmanti, che hanno certamente indotto molte persone a pensare che le donne, per il bene della collettività, potessero lavorare un anno in più. Inoltre, come spesso accade quando l’oggetto in votazione concerne le donne, si era ampiamente parlato di uguaglianza, un concetto da applicare con rigore quando fa comodo, come nel caso della parificazione dell’età di pensionamento, ma da ignorare bellamente quanto riguarda le disuguaglianze salariali e previdenziali che subiscono le donne.
A breve, il prossimo 22 settembre 2024, saremo ancora una volta chiamate a esprimerci sulle pensioni con il progetto riforma della LPP. Nonostante vi sia chi sostiene – anche tra gruppi femminili – che questo progetto costituisca un miglioramento della condizione pensionistica delle donne, la realtà è che le rendite saranno inferiori e le deduzioni superiori per tutte e tutti!
Da un decennio le rendite del secondo pilastro, cioè la LPP, sono in calo nonostante il carovita e l’aumento dei contributi salariali. Inoltre, i tassi di conversione sono stati ridotti del 20 per cento, seppur le casse pensioni continuino ad accumulare cospicue risorse grazie alle speculazioni finanziarie. In poche parole le riserve pensionistiche sono in buona salute, ma le rendite continuano a diminuire peggiorando la condizione materiale di molte persone.
Con questa riforma, lavoratrici e lavoratori che guadagnano meno di 150’000 franchi all’anno (gli stipendi superiori sono esclusi!) dovrebbero versare 2,1 miliardi di franchi in più, con un impatto sul proprio stipendio di 2400 franchi all’anno. Ovviamente la riforma penalizzerebbe chi ha rendite più basse, come molte donne. Le proposte di compensazione per la perdita di rendita avanzate dalla Confederazione (attualmente ancora poco chiare e da definire) sono riservate a chi soddisfa una serie di condizioni ed escludono chi ha lunghe interruzioni nell’attività lavorativa, come succede a molte donne.
Dopo l’accettazione della riforma AVS21, che come sappiamo ha penalizzato le donne, le autorità avevano promesso un miglioramento delle rendite. Purtroppo tale promessa al momento non è stata mantenuta. I compiti di cura e assistenziali di cui si fanno carico le donne non sono riconosciuti in nessun modo, così come le conseguenze ad esso associate, ossia la riduzione o/e interruzione del tempo di lavoro. Le soluzioni proposte infatti sono solo degli specchietti per allodole: nonostante si proponga di assicurare meglio il lavoro a tempo parziale, le casse pensioni hanno già adottato delle contromisure che penalizzano le donne e non risolvono il problema.
Alla luce di questi argomenti, il Collettivo femminista Io l’8 ogni giorno invita tutte e tutti a votare NO alla riforma della previdenza professionale il prossimo 22 settembre!