Il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno chiede a tutte le persone, in occasione dell’8 marzo 2025, di firmare la petizione per ottenere immediatamente un contributo di 350 milioni di franchi a sostegno della prevenzione e della protezione contro la violenza sulle donne.
Con un’azione a tappeto grazie a degli adesivi che inviano a un QR code, speriamo di dare un contributo alla causa promossa dai collettivi femministi svizzeri per contrastare la violenza nel nostro Paese e raccogliere così più firme, per far sentire forte la nostra rabbia. Infatti, otto femminicidi in otto settimane in Svizzera nel 2025 sono una tragedia inaccettabile. Non sono numeri, sono vite spezzate, famiglie distrutte, si tratta di un segnale allarmante di una violenza che non si arresta.
La Svizzera è spesso percepita come un Paese sicuro, ma questi dati dimostrano che la violenza di genere è un problema strutturale, radicato in una cultura patriarcale che ancora permette che noi donne veniamo uccise per il semplice fatto di essere donne. Ogni anno troppe di noi vengono ammazzate per mano di uomini che credono di poter disporre delle nostre vite. Il femminicidio non è un tragico incidente, né un raptus improvviso: è la conseguenza estrema di una cultura patriarcale che ancora oggi alimenta la violenza di genere, il possesso e la sopraffazione.
Dobbiamo dire basta. Basta giustificazioni. Basta silenzi. Basta minimizzare.
Ognuna di noi ha il diritto di vivere libera, senza paura, senza dover giustificare le proprie scelte. La lotta contro i femminicidi inizia con l’educazione, con il rispetto, con leggi più incisive e un sistema di protezione che non abbandoni le vittime. Per fare questo ci vogliono risorse, subito!
Non chiamiamoli “amori malati” o “crimini passionali”. Chi uccide una donna lo fa perché non accetta la sua libertà. E questo deve finire. Non bastano più parole di cordoglio. Servono azioni concrete e un cambio di mentalità che tolga qualsiasi giustificazione alla violenza. Ogni femminicidio è una sconfitta collettiva.
La violenza di genere non è un problema privato, ma sociale e politico. Colpisce tutte e tutti, perché una società che permette la violenza sulle donne è una società malata.
Serve più educazione al rispetto già nelle scuole, serve che i media smettano di raccontare questi crimini con toni giustificatori, serve che le istituzioni non lascino sole le donne che denunciano. Perché troppe volte chi trova il coraggio di chiedere aiuto viene ignorata, lasciata in balia del suo aggressore fino al tragico epilogo. Non possiamo più permettere che accada.
Non possiamo accettarlo. Dobbiamo mobilitarci, scendere in piazza, pretendere leggi efficaci e una giustizia che non si limiti alle parole. Serve prevenzione, serve protezione, serve un cambiamento culturale che scardini, una volta per tutte, la mentalità del possesso e della violenza.
Oggi viviamo in un clima politico e sociale che sta rimettendo fortemente in discussione i diritti delle donne e delle persone LGBTQ+. Il diritto all’autodeterminazione dei nostri corpi, l’accesso all’istruzione e al lavoro salariato, il diritto a spostarsi e a emigrare sono costantemente sotto attacco in tutti i paesi del mondo. Si riafferma con forza l’idea che il nostro ruolo sia quello tradizionale di madre e moglie devota e che le uniche relazioni accettabili siano quelle eterosessuali. Forti venti di guerra stanno spirando in tutto il pianeta.
Di fronte a questa situazione è importante costruire una forte mobilitazione femminista a livello nazionale e internazionale. Il collettivo Io l’8 ogni giorno vuole quindi farsi promotore di un’azione collettiva e di mobilitazione in vista del 14 giugno coinvolgendo tutte quelle realtà associative e politiche e tutt* color* che sono interessat* per costruire una grande manifestazione in occasione del 14 giugno e ricostruire una rete femminista. In questo senso il collettivo parteciperà alle assise nazionali femministe del 22 marzo a Berna.