“Il paese degli struzzi”, con questo slogan il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno vuole ribadire la necessità urgente di promuovere una vera politica di protezione delle donne vittime di violenza e di prevenzione della violenza di genere.
Tornando su alcuni luoghi simbolici, il collettivo vuole ricordare come la violenza contro le donne sia un fenomeno strutturale e funzionale al sistema capitalista e patriarcale, il quale perpetua il ruolo di “angelo del focolare” delle donne e sottolinea come il corpo femminile debba sempre essere a disposizione del desiderio maschile.
Solo per la questione della violenza domestica la polizia ticinese è sollecitata in media tre volte al giorno. Le denunce, lo sappiamo bene, sono solo la punta dell’iceberg.
Oltre a gravissimi episodi di femminicidio avvenuti anche in Ticino, è impossibile dimenticare una serie di fatti che hanno messo in luce la presenza e la connivenza di molestie e abusi nei contesti professionali: RSI, Unitas, Scuole, DSS, ecc.
L’emergere di questi casi dimostra come il fenomeno della violenza sulle donne sia molto più profondo e diffuso; una violenza sommersa e vissuta il più delle volte nel silenzio, nella paura e in solitudine. Una violenza che assume diverse forme – fisica, sessuale, psicologica ed economica – ma che colpisce tutte quante!
Purtroppo, nel terzo millennio, proteggersi dalla violenza maschile in Svizzera sembra ancora un’impresa impossibile.
Chi prova a parlare e a denunciare molto spesso non viene creduta e deve confrontarsi con un percorso molto difficile e umiliante, nel quale il coraggio di raccontare porta a una rimessa in discussione della testimonianza, con l’obiettivo di trasformare le vittime in colpevoli.
A questo fenomeno oggi sembra essersi aggiunto un nuovo tassello pericolosissimo: quando finalmente le donne trovano il coraggio e la forza di parlare, quando gli episodi vengono a galla magari dopo molti anni chi ha parlato viene accusata di non averlo fatto per tempo o di non averlo fatto abbastanza chiaramente (!). Le vittime quindi non solo hanno dovuto subire abusi e molestie, ma devono anche sentirsi colpevolizzate per non aver parlato subito.
La responsabilità però non è delle vittime, piuttosto è di chi vede ma fa finta di non vedere, di chi non mette in atto tutti gli strumenti necessari per permettere alle donne di essere protette e di poter parlare sapendo di trovare l’ascolto e la protezione necessarie. Di chi non si schiera apertamente contro violenti e molestatori, ma cerca mille giustificazioni per difendere l’indifendibile.
Oggi viviamo ancora in un sistema che protegge gli uomini violenti e molestatori, che tiene la testa sotto la sabbia come uno struzzo e che, peggio ancora, accusa le donne di non denunciare e parlare.
Il governo cantonale ha presentato lo scorso autunno un aggiornamento del suo “piano d’azione” contro la violenza. Le timide misure proposte non vanno certamente a modificare la realtà delle cose: chi oggi subisce violenza fa fatica a trovare ascolto e si scontra spesso con istituzioni e servizi che tendono a sminuire e banalizzare quanto stanno vivendo le vittime le quali, anche per questi motivi, fanno fatica a uscire dalla violenza. Appare evidente che le risorse messe a disposizione delle strutture di protezione e di aiuto sono ancora troppo limitate e non corrispondono al reale bisogno.
Il collettivo Io l’8 ogni giorno ha da tempo un suo piano d’azione femminista alternativo e chiede in particolare:
– l’attivazione di un numero unico d’emergenza cantonale attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 gestito da personale professionista preferibilmente femminile;
– la creazione di sportelli e centri antiviolenza in tutti i più grandi comuni del Cantone e la possibilità di chiedere aiuto in farmacie, centri commerciali e online;
– l’attivazione di un “Codice rosa” nei pronto soccorso per le donne che arrivano in ospedale dopo una violenza;
– la creazione di un reddito di emergenza immediato per le donne che vogliono uscire da una situazione di violenza domestica;
l– l’attivazione di una vasta e capillare campagna di informazione e prevenzione su tutto il territorio cantonale.
L’immagine di questo articolo è un’opera originale della fumettista Sted per il Collettivo Io l’8 ogni giorno.