Presidio di sorellanza e protesta

Quando

Dicembre 18, 2021    
2:00 pm - 3:00 pm

Dove

Procura di Lugano
via Pretorio 16, Lugano, 6900
Mappa non disponibile

La brutale aggressione di pochi giorni fa all’autosilo Balestra di Lugano ha suscitato giustamente indignazione e sconcerto in molte persone. Come è possibile, si sono chiesti in molti, che una donna minacciata di morte, aggredita e che è riuscita a salvarsi grazie all’intervento di terzi, si ritrovi ora a dover vivere nella paura, in gabbia, mentre il suo aggressore è lasciato a piede libero?
Purtroppo questo non è un caso isolato. È anzi ciò che normalmente succede in queste situazioni. Le donne minacciate e aggredite ancora oggi non ricevono il dovuto ascolto e la dovuta protezione. Nonostante le denunce, i colpevoli vengono lasciati liberi e possono continuare a terrorizzare, molestare e aggredire. Anche i provvedimenti restrittivi si rivelano purtroppo spesso illusori ed inefficaci, come dimostrato dal recente tentato femminicidio di Solduno.

La violenza maschile sulle donne è un fenomeno costantemente banalizzato, normalizzato e tollerato. La polizia interviene in Ticino 3 volte al giorno per casi di violenza domestica. Quasi una donna su due è confrontata in Svizzera a una qualche forma di violenza all’interno di una relazione di coppia. Ci chiediamo allora quante di noi oggi hanno paura? Quante non sono state ascoltate, credute, protette? E quante nuove vittime saranno necessarie prima che le autorità prendano coscienza della necessità di agire, subito e con strumenti realmente in grado di contrastare la violenza maschile?

Il piano d’azione cantonale presentato il 24 novembre non si è dimostrato all’altezza dell’obiettivo. Il discorso di fondo è che tutto va già piuttosto bene, che non servono risorse supplementari, che gli strumenti esistenti sono già adeguati, che i vari professionisti sono già formati. E alla fine si fa ben poco o nulla.
Ma noi donne siamo stufe. Siamo stufe dell’inerzia delle autorità. Siamo stufe di dover aver paura. Siamo stufe di non essere credute. Siamo stufe di non ottenere giustizia.

Per questo sabato 18 dicembre (alle 14.00) andremo davanti alla Procura di Lugano, per dimostrare la nostra sorellanza a tutte le donne che lottano contro la violenza e che devono scontrarsi anche con un sistema che non è capace di proteggerle.
E per ribadire, ancora una volta, quelle che sono le rivendicazioni che abbiamo già presentato nel nostro Piano d’azione femminista contro la violenza sulle donne:

  • un numero unico anti-violenza 24/24 e 7/7, gestito non dalla polizia ma da personale qualificato e prevalentemente femminile,
  • un reale rafforzamento dei servizi di presa a carico e degli sportelli anti-violenza,
  • una procedura specifica negli ospedali per le vittime di violenza domestica e sessuale, sul modello del “codice rosa” italiano, e la creazione all’interno degli ospedali di consultori specializzati per il sostegno alle vittime di violenza,
  • un reddito d’emergenza per facilitare i percorsi di uscita dalla violenza,
  • una procedura proattiva di presa di contatto da parte dei servizi di aiuto alle vittime, con lo scopo di illustrare alle donne gli aiuti e i servizi esistenti,
  • misure di allontamento realmente efficaci e dispositivi ‘salvavita’ per le vittime,
  • campagne di informazione e prevenzione capillari e martellanti.

Vogliamo vivere libere dalla violenza! Se toccano una, rispondiamo tutte!