Di cosa stiamo parlando?

13 Settembre 2023 | Lottiamo ogni giorno

La libertà di espressione non è omofoba, razzista o escludente 

Nelle ultime settimane in Ticino si è parlato molto di questioni legate al genere e all’orientamento sessuale. È ormai evidente come anche in questo cantone la questione sia diventata uno dei cavalli di battaglia di alcuni partiti e di associazioni con posizioni molto conservatrici sul ruolo della famiglia e della sessualità all’interno della società. 

Dapprima con la polemica per alcune righe dedicate al tema nell’agenda scolastica 2023/2024, e poi con la vicenda della conferenza intitolata “La distruzione della libertà in nome della libertà? Ideologia del gender: parliamone”, che avrebbe dovuto svolgersi al Cinema Lux di Massagno, ma che è stata annullata a seguito di una protesta online che ne ha denunciato i contenuti estremamente omo-lesbo-bi-trans-fobici e sessisti. Anche se gli organizzatori hanno ribadito la volontà di riproporla in luogo e data da definire… 

Nota positiva: da più parti si sono alzate voci coraggiose di associazioni e singoli individui che hanno portato contributi importanti, come quelli di Io l’8 (con un presidio di un centinaio di persone sabato 9 settembre a Lugano) e il testo di Christina Rosamilia pubblicato sulla regione, di cui consigliamo vivamente la lettura.

Negli ultimi decenni, in reazione alle lotte e alle rivendicazioni dei movimenti femministi e LGBTQI+ (acronimo di lesbiche, gay, trans, queer, intersex più tutte le identità non citate) a livello internazionale, una parte della destra e del cattolicesimo più conservatore hanno diffuso una lettura distorta di alcuni termini (come il genere) stravolgendone il significato originario e diffondendo nel dibattito pubblico varie teorie complottiste che fanno leva sull’omofobia latente nella nostra società. Alla base di queste, l’idea che esista una fantomatica “lobby gay” (e per estensione LGBTQIA+ e femminista), che vorrebbe traviare e confondere le giovani generazioni facendo il lavaggio del cervello attraverso l’educazione sessuale nelle scuole, con la conseguente distruzione della famiglia tradizionale… 

Usando toni e atteggiamenti che in parte ricordano quelli di chi solo qualche decennio fa anche in Svizzera era contrario al diritto di voto per le donne, la destra più reazionaria ha messo in atto varie strategie per contrastare la ricerca di maggiori diritti, dignità e libertà delle soggettività oppresse e discriminate in una società fortemente patriarcale ed etero-sessista. Allo stesso tempo, ha preso d’assalto alcuni diritti conquistati in decenni di lotte dai movimenti femministi, ad esempio il diritto di abortire (vedi movimenti “Pro-Vita” in Stati Uniti e altrove). A queste teorie hanno dato molta visibilità partiti e governi di estrema destra come quello di Giorgia Meloni in Italia, Donald Trump in Stati Uniti, Viktor Orban in Ungheria. Alle nostre latitudini vengono promosse più o meno esplicitamente da partiti come UDF, UDC, Lega dei ticinesi, Partito Comunista, Helvethica, Amici della Costituzione e da ambienti neofascisti e neonazisti. 

Silvana De Mari e Gianfranco Amato, i due personaggi invitati da Helvethica e Amici della Costituzione come relatori a Massagno, sono due rappresentanti di queste posizioni che da anni diffondono discorsi di odio contro le persone LGBTQI+ e non solo nelle loro conferenze e pubblicazioni. Ad esempio De Mari nelle sue tesi deliranti afferma che l’omosessualità non esiste e che “(…) nelle pratiche di iniziazione del satanismo esiste il sesso anale”. Gianfranco Amato invece è a favore delle “terapie riparative” e di “riorientamento sessuale” per le persone lesbiche, gay e bisessuali, volte a modificare l’orientamento sessuale, che hanno portato a innumerevoli casi di suicidio di pazienti in diverse parti del mondo e ritenute assurde dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica. Ecco chi hanno pensato di invitare gli Amici della Costituzione e Helvethica per “offrire alla popolazione la possibilità di interrogarsi sulla realtà della teoria di genere e sui suoi risvolti nel mondo dell’educazione”. Basterebbe solo un minimo di ricerca online per capire di che tipo di persone si tratta e di che posizioni nauseabonde si fanno promotrici. 

Leggendo il comunicato diffuso da Helvethica in seguito alla decisione di annullare la conferenza, in cui si fanno grandi proclami sulla libertà di espressione e sull’interesse di docenti e genitori di dibattere sull’argomento, una domanda viene spontanea: ma di cosa stiamo parlando? È davvero necessario un dibattito o sarebbe piuttosto necessario uno scambio per trovare collettivamente il modo migliore di rapportarsi a questa tematica, parendo dal presupposto che ognunx possa vivere come meglio crede e nella più totale libertà di scelta il proprio corpo e la propria sessualità? Tanto più che i promotori e le promotrici della tematizzazione non dovrebbero sicuramente essere coloro che promuovono tra i loro principali valori l’esclusione della diversità – sia essa di genere o di orientamento sessuale – e che diffondono teorie cospirazioniste come quella della sostituzione etnica fomentando razzismo, antisemitismo e islamofobia. 

Con che faccia tosta chi pochi giorni prima sollevava una polemica per 10 righe in un’agenda scolastica, che affrontano solo molto genericamente la delicata questione dell’identità di genere nell’adolescenza, accusa poi chi protesta contro questa conferenza di “non rispetto della libertà di espressione”? E a proposito di censura, crediamo che la non distribuzione dell’agenda scolastica da parte di un’istituzione come la Città di Lugano per motivi politici e ideologici sia alquanto sconvolgente e preoccupante, un campanello d’allarme sui tempi che corrono… 

Verrebbe quasi da rimpiangere la primavera del 2018 e l’operazione di marketing arcobaleno della stessa città (qualcun* ha detto pink-washing?), con l’ex sindaco Marco Borradori in prima fila a difendere il Pride perché “dobbiamo tutti poterci sentire liberi di vivere spontaneamente…”. 

Invitare due relatori come Amato e De Mari senza nessun contraddittorio non significa mettere le basi per un dibattito pubblico costruttivo su “tematiche delicate”, ma fare una scelta di campo a priori schierandosi dalla parte di chi condanna come “contro natura” e immorali determinati orientamenti sessuali e determinate categorie di persone, con conseguenze reali sulla pelle di esseri umani reali. 

Vuol dire promuovere una concezione patriarcale ed essenzialista della società, secondo la quale l’uomo bianco eterosessuale sarebbe superiore alla donna e a tutte le altre forme di identità di genere. Opprimendo qualsiasi altra identità che non rientri in questa presunta normalità imposta. 

Tra chi dà spazio e diffonde questi discorsi e chi vi si oppone, chi è intollerante? 

Soa Molino 


Comunicato stampa del SOA Molino in merito alla libertà di espressione rivendicata da Helvethica e Amici della Costituzione dopo l’annullamento della serata “Ideologia gender: parliamone” prevista il 12 settembre al Lux.

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