Svizzera, 14 giugno 2023
Lettera aperta a Christine Schraner Burgener, Direttrice della Segreteria di Stato per la Migrazione
Buongiorno signora Schraner Burgener, oggi, 14 giugno, è la giornata dello sciopero femminista in Svizzera. Migliaia di donne scenderanno in piazza per lottare per la loro emancipazione e contro l’oppressione del sistema patriarcale. Al centro delle varie azioni ci sono diverse rivendicazioni: la rivalutazione economica e sociale del lavoro femminile, la parità salariale, la lotta contro la violenza sessista e sessuale, una migliore possibilità di conciliare la vita familiare e professionale, e così via.
In un articolo del 10.07.2017, pubblicato su Swissinfo, abbiamo notato che lei si definisce una femminista: Ja naturlich bin ich feministin. Quindi, magari, oggi fa sciopero tutto il giorno, forse sciopera solamente per qualche ora, forse lavora, ma indossa una spilla del movimento del sciopero femminista o forse é vestita di viola, forse va a manifestare questa sera con le colleghe o con le amiche. In ogni caso, qualunque cosa faccia oggi, le auguriamo: buon 14 giugno 2023!
Ovviamente ci sono mille modi per definirsi femministe, a seconda dei diversi principi e delle diverse scuole di pensiero. Tuttavia, crediamo che alla base di ogni femminismo ci siano due punti fondamentali: la difesa dei diritti delle donne e il principio di sorellanza. Come femministe, non lottiamo solo per i nostri diritti alla carriera professionale, ma per abolire tutte le discriminazioni che ci riguardano personalmente e che riguardano tutte le altre donne.
Quindi, visto che lei si definisce una femminista, oggi vorremmo ricordarle come la sua istituzione, la Segreteria di Stato per la Migrazione, di cui lei è direttrice, tratta le donne come lei e come noi. Donne che hanno dovuto fuggire dai loro paesi d’origine per sopravvivere e/o proteggere i propri figli. Donne che, durante il loro viaggio migratorio, nel paese d’origine, durante il viaggio o qui in Svizzera, hanno subito violenze sessiste e sessuali, abusi e stupri.
Di seguito sono riportati alcuni estratti anonimi che illustrano come la sua istituzione tratta gli stupri e le donne che hanno subito violenza sessuale.


Oggi, visto che si definisce femminista, provi a usare la sua immaginazione e provi a rispondere a queste domande:
– si metta nei panni della donna che è stata violentata e si chieda come sta.
– si immagini come si sente quando legge queste decisioni.
– si immagini di incontrare questa donna e di guardarla negli occhi per spiegarle che lo stupro che ha subito non è stato provato, che non viene creduta, che i suoi racconti non sono credibili perché la sua parola non conta.
– si immagini di essere una femminista, di stare al fianco di questa donna e di dirle: sì, ti credo!
Mettere in discussione uno stupro, far sentire in colpa una donna o una persona queer perché non ha fatto i passi necessari per documentare l’abuso, non credere ai suoi racconti: è riprodurre la stessa violenza, è violentarla una seconda volta, è una crudeltà. Nel 2023, senza essere psicologi, quasi tutti sanno che una donna o una persona queer può avere delle immense difficoltà a raccontare uno stupro, che è traumatizzata, che può essere dissociata quando racconta ciò che ha vissuto, che può provare vergogna e disgusto per il proprio corpo, che si sente in colpa, che ha bisogno di un riconoscimento e di un sostegno specifici e, soprattutto, che ha bisogno di essere creduta.
Come femminista, potrebbe dare un’impronta femminista alla sua istituzione:
– potrebbe riconoscere immediatamente la violenza contro le donne vulnerabili e le persone queer, riconoscere la violenza sessista e sessuale e la violenza LGBTIQA*-fobica come tali e concedere asilo alle persone che chiedono protezione per questi motivi;
– potrebbe organizzare per tutti i suoi dipendenti delle formazioni specifiche sulla violenza sessuale, in modo che i terribili estratti sopra citati siano banditi dalle vostre decisioni amministrative;
– potrebbe garantire alle vittime di violenza sessuale e di genere nel settore dell’asilo un accesso immediato ai servizi specializzati e all’assistenza alle vittime subito dopo il loro arrivo in Svizzera;
– potrebbe garantire un sufficiente supporto materiale, sanitario e legale alle vittime, indipendentemente dal fatto che la violenza sia avvenuta o meno in Svizzera, non appena le persone interessate arrivano al centro federale;
– infine, potrebbe fare in modo che nei centri federali vengano creati spazi sicuri per le donne e le persone queer , in modo che si sentano protette.
Quindi, in questo giorno speciale e storico per tutte le donne in Svizzera, ci piacerebbe che possa dire ancora una volta: Ja natürlich bin ich feministin, ma questa volta vorremmo crederle per davvero.
Buon 14 giugno 2023!
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