L’ombra

3 Marzo 2023 | Storie di donne

… nera di un abito talare. Un prete importante, carismatico, brillante, noto; un personaggio pubblico. La mia famiglia lo conosceva bene, lo stimavano tutti e frequentava la nostra casa.

A quel tempo, io ero solo una ragazzina molto curiosa che si poneva un sacco di domande: sulla vita, sulla morte, sul bene, sul male, sulla giustizia, …. periodo di vita sempre difficile l’adolescenza.

 I miei genitori mi suggerirono di rivolgermi proprio a lui, il prete. Io, cresciuta in una famiglia cattolica, lo elessi a mia guida spirituale: provavo una profonda stima e fiducia nei suoi confronti.

Gli scrivevo lettere e nei nostri incontri, quando mi parlava, era come se mi incantasse con la sua fede, la sua cultura e la sua esperienza di uomo adulto. Solo più tardi capii che ne ero completamente succube e che era addirittura riuscito a farmi lasciare il ragazzo di cui ero innamorata! 

Poi venne trasferito. Non si sapeva bene cosa fosse successo, la gente mormorava, ma i miei genitori non credettero mai a nulla e io, all’epoca, non seppi niente.

Ci fu l’occasione di andare a trovarlo. Mi fidavo ciecamente di quell’uomo e non avrei mai pensato che avrebbe potuto farmi del male.

Andai da lui e mi si presentò nudo con indosso solo un accappatoio, mi fece spogliare e mi chiese di restare per la notte… ero giovane, troppo ingenua e rispettosa per oppormi o per capire davvero quello che stava succedendo. Lui mi disse che lo faceva per aiutarmi, ma che doveva restare un segreto fra noi. 

Solo dopo molti anni ho capito cosa era successo, ho avuto bisogno di diverse terapie, perché questo abuso sessuale ha lasciato segni profondi nella mia psiche e nella mia anima. 

Solo dopo due decenni ho trovato la forza e il modo per raccontare tutto alla mia famiglia. Mi era insopportabile sapere che loro erano ancora in contatto con questa persona e non tutti mi hanno creduto subito.

Qualcuno mantenne perfino i contatti col prete, dimostrando cieca fiducia nella Chiesa. Chiesa che, nel 2002 – dopo altri decenni – istituì finalmente a livello svizzero delle commissioni di esperti di abusi sessuali in ambito ecclesiale.

Decisi che era importante rivolgermi al vescovo per ottenere ufficialmente il riconoscimento del torto subito. Questa procedura penosa non ha portato a nessun esito e si sta protraendo da anni, quando per me sarebbe finalmente ora di mettere fine a questa brutta storia.

Oggi credo che parlare di violenza sia doloroso, ma sia un diritto e un dovere verso me stessa e tutte quelle donne che subiscono abusi di qualunque genere e non hanno il coraggio di parlarne. Per me questa è la via per un futuro senza ombre.

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