Il caso gravissimo di un docente e direttore di scuola arrestato per atti sessuali su fanciulli deve non solo sconvolgere, ma anche fare riflettere su come fatti di questo tipo possano essere in futuro evitati.
Non si tratta di casi isolati, anzi sembra di rivedere scenari purtroppo già ben noti: voci di corridoio, vittime che raccontano ma non vengono credute, segnali non colti, situazioni sottovalutate. L’esempio più recente è il noto caso del docente cinquantenne che ha avuto una ‘relazione’ con una studentessa di soli 16 anni e che è stato semplicemente trasferito in un’altra sede. Non si può poi dimenticare il gravissimo caso del maestro di Arbedo, condannato per atti sessuali con fanciulli.
Ma anche in altri contesti, pensiamo a quanto accaduto ad UNITAS, al DSS o all’interno di società sportive, la parola delle vittime è messa in discussione e i colpevoli vengono lasciati per troppo tempo liberi di continuare a commettere abusi.
Un caso, quello del direttore delle scuole medie di Lugano 1, che davvero non poteva essere evitato?
Sappiamo, da fonti certe, che alcune giovanissime allieve avevano già provato a riferire a loro docenti taluni comportamenti del collega oggi incarcerato, comportamenti ritenuti da loro molesti o comunque inadeguati.
Qualche altro segnale da cogliere poteva, inoltre, anche essere ravvisato all’interno di un progetto da lui condotto ai fini dell’abilitazione all’insegnamento nell’anno accademico 2017-2018.
Il percorso didattico ideato e condotto dal docente verteva sull’educazione all’affettività e alla sessualità all’interno dell’insegnamento del latino ed è stato rivolto a delle classi di terza media, quindi a ragazzine e ragazzini di soli 13 anni. Questo percorso didattico aveva suscitato giustificate reazioni e critiche da parte delle famiglie degli allievi e delle allieve coinvolti/e, che avevano chiesto al docente e alla direzione della scuola delle spiegazioni.
Tra le domande formulate dalle famiglie vi sono numerosi dubbi circa la pertinenza dei testi analizzati in classe (dal Kamasutra a testi sui Baccanali), sulla formazione ricevuta o meno dal docente in merito a come affrontare con dei/lle 13enni un tema così delicato come quello della sessualità e dell’affettività e sulla mancata informazione alle famiglie in merito a tale percorso didattico.
Un altro aspetto particolarmente problematico, già al centro delle preoccupazioni dei genitori, è legato alla scelta di aprire una chat Whatsapp tra allievi/e e il docente per gestire le comunicazioni relative al progetto didattico e invitandoli/e a porre “senza farsi inibire dalla timidezza e dal timore” (p. 81), le loro domande sulla sfera della sessualità.
Il professore nel suo lavoro di tesi giustifica questa chat come “un ambiente sorvegliato e protetto grazie alla mediazione del docente” ma, come acutamente osservato da un genitore, tali modalità di comunicazione “azzerano quella distanza / confine invisibile tra docente e allievo”(p. 82).
Infine, la recente nomina del docente al ruolo di direttore pone un ulteriore quesito: con quali criteri il DECS nomina i suoi direttori/trici? Quali verifiche vengono condotte all’interno delle sedi di provenienza dei/lle docenti su eventuali problemi o segnalazioni pregresse?
Il direttore ha ammesso i fatti e già nei media si parla di relazione consenziente… ma, al di là della sfera legale che punisce le relazioni con minori, vogliamo chiederci quale tipo di consenso può davvero esserci tra una ragazzina di meno di 16 anni e un uomo di quasi 40?
La scuola dovrebbe essere innanzitutto un luogo sicuro, in particolare per le allieve e gli allievi. Appare quindi urgente trovare e implementare gli strumenti adeguati per prevenire e arginare tutte le forme di molestie ed abusi. Attualmente, quello che esiste avviene in forma volontaria, è prevalentemente orientato alla Scuola elementare e soprattutto non è proposto in maniera sistematica. Può succedere quindi che se un/a docente accoglie una confidenza o percepisce segnali preoccupanti, non sappia come muoversi e a chi rivolgersi.
Come collettivo Io l’8 ogni giorno chiediamo, dunque, che vengano al più presto attivate le seguenti misure:
- Che durante la formazione per diventare insegnante, e come offerta di aggiornamento professionale, siano realizzati corsi obbligatori legati a queste specifiche tematiche (prevenzione delle molestie e delle violenze sessuali).
- Che venga messo in atto il protocollo istituzionale da seguire per i/le docenti in caso di segnalazioni da parte di allieve/i.
- Che sia attivato un servizio cantonale di sostegno, gestito da professionisti/e esterni al mondo della scuola e con competenze multidisciplinari (giuridiche, psicologiche, pedagogiche, etc) rivolto ad allievi/e, docenti e famiglie, cui potersi rivolgere per capire come affrontare questo tipo di situazioni, senza dover subito allertare la polizia.
Per concludere, ci pare quantomeno singolare che un docente ‘festaiolo’ venga licenziato in tronco e chi, ammettendo atti carnali con allieve minorenni e in carcere già da dodici giorni, sia al momento solo sospeso…