La falsa parità

29 Agosto 2022 | Lottiamo ogni giorno

Il Collettivo femminista Io l’8 ogni giorno è nato nel 2017 ed è sorto proprio per combattere la riforma AVS 20, riforma poi bocciata in votazione popolare per la seconda volta, dopo un primo rifiuto nel 2004.

In quell’occasione e durante quella campagna ci siamo unite e mobilitate per combattere l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne, perché già allora avevamo capito che la riforma era iniqua e molto pericolosa per tutte e tutti.

Negli ultimi due anni ci siamo attivate contro la Riforma AVS21 attraverso azioni pubbliche, manifestazioni, incontri, prese di posizione, articoli, raccolte di firme e bancarelle di sensibilizzazione.

Ci viene detto che la riforma dovrebbe portare la “giusta” parità tra uomini e donne, che promuove l’uguaglianza dei sessi.  Ma come è possibile che, quando si parla di parità, spesso si toglie alle donne quel poco che già hanno? La potremmo chiamare una “parità al ribasso o al contrario”. Se si vuole la parità, perché non si diminuisce un anno di lavoro agli uomini? Anche in questo modo sarebbe possibile perseguire una visione paritaria, o no?

Purtroppo, e ne siamo ben consapevoli e come spesso succede, la parità viene concepita contro le donne e non per le donne

I promotori e le promotrici della Riforma AVS21 ci dicono che il problema è l’invecchiamento della popolazione e così pongono le generazioni una contro l’altra: le donne anziane vivrebbero troppo a lungo e causerebbero troppi costi che cadrebbero sulle spalle della popolazione più giovane. Purtroppo, in tutta questa narrazione, ci si dimentica troppo spesso di dire che noi donne, con il nostro lavoro domestico, educativo e di cura – particolarmente essenziale durante la pandemia –  abbiamo garantito e garantiamo ogni giorno il funzionamento della società e che per questo lavoro non veniamo pagate né riceviamo delle rendite più alte. Ancora più assurdo e ingiusto è dimenticarsi del lavoro delle nonne, donne già in pensione che accudiscono i e le nipoti per 113 milioni di ore di lavoro gratuito ogni anno

Sono soprattutto gli uomini che possono permettersi di andare in pensione anticipatamente perché ricevono pensioni superiori alle nostre. In media ricevono una pensione del 37% più alta, anche perché guadagnano il 32% in più di noi donne. Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui il fatto che il nostro lavoro viene pagato meno e questo per diverse ragioni.

Come donne lavoriamo più spesso a tempo parziale, proprio per garantire la conciliazione del lavoro di cura con quello professionale; siamo spesso impiegate in settori dove i salari sono più bassi e le condizioni di lavoro meno garantite, anche se si tratta di lavori essenziali nel settore dei servizi e della cura; infine siamo discriminate solo per il fatto di essere donne, ancora oggi in alcuni contesti veniamo pagate meno anche se svolgiamo lo stesso lavoro dei nostri colleghi maschi. 

Per queste ragioni siamo contrarie all’aumento dell’età di pensionamento delle donne, vogliamo lavorare per vivere e non vivere per lavorare fino a 65 o 67 anni, vogliamo pensioni dignitose e vogliamo una vera parità…non una parità al risparmio fatta sulle spalle delle donne.

Ci appelliamo a tutte le donne e le persone perché il 25 settembre si rechino alle urne votando per la terza volta NO!

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