Da tempo il Collettivo Io l’8 ogni giorno si impegna per mettere in luce la violenza sulle donne e lo fa non solo scendendo in piazza, ma anche attraverso proposte concrete come quelle presenti nel Piano d’azione femminista per l’eliminazione della violenza sulle donne; uno strumento che offre soluzioni praticabili per contrastare il fenomeno.
Dopo il tentato femminicidio di Locarno, abbiamo manifestato ogni giovedì di fronte a dei luoghi simbolo di potere come il governo, la polizia, il tribunale, l’ospedale, per chiedere misure concrete a protezione delle donne vittime di femminicidio e di violenza. Abbiamo voluto far sentire la nostra voce durante la giornata del 25 novembre 2021 dedicata proprio ai femminicidi, cresciuti enormemente nell’ultimo anno in Svizzera. Per questo invitiamo tutte, tutti e tutt* a venire con noi alla Manifestazione di Zurigo, organizzata dall’Alleanza svizzera Ni-una-Menos sabato 11 dicembre alle 14.00.
Quest’anno già 25 donne sono rimaste vittime di un femminicidio e 11 donne sono sopravvissute a un tentato femminicidio. E questi sono solo i casi conosciuti!
Per questo l’11 dicembre 2021 si terrà a Zurigo una manifestazione nazionale contro i femminicidi. Insieme scenderemo in strada per rendere visibile il nostro dolore e la nostra protesta: vogliamo ricordare le vittime di femminicidi, le persone a loro vicine, le donne sopravvissute ai femminicidi, alle violenze di genere e tutte coloro che sono oggi vittime di violenze.
La struttura sociale patriarcale favorisce le violenze di genere
I femminicidi non sono casi isolati, sono l’espressione di una violenza strutturale fondata su rapporti di potere patriarcali. Sulla vita e sulla salute delle donne* incombono le gravi minacce rappresentate dalla guerra, dai genocidi, dai rischi del percorso migratorio, dalle violenze istituzionali e familiari. Le donne* vengono uccise ogni giorno proprio perché sono donne*. I femminicidi sono solo la punta dell’iceberg delle violenze patriarcali quotidiane. Le violenze contro le donne* hanno origine nelle strutture e nelle istituzioni della nostra società. Le donne* che vogliono denunciare le violenze subite non vengono spesso prese sul serio e protette durante l’iter processuale, come dimostrano le cifre svizzere. Ogni nuovo femminicidio è la prova del fallimento dei meccanismi per prevenire e contrastare la violenza maschile. In Svizzera mancano ancora prevenzione, educazione e protezione.
In Svizzera non esistono statistiche ufficiali sui femminicidi
In Svizzera ogni 10 giorni un uomo uccide una donna e ogni settimana una donna sopravvive a un tentato femminicidio. Nella maggior parte dei casi la donna uccisa è la partner, la ex-partner o un membro femminile della famiglia. Questi femminicidi sono registrati da organizzazioni e collettivi femministi (vedi ad es. il progetto stopfemizid.ch) sulla base dei comunicati della polizia o dei mass-media, perché non esistono statistiche ufficiali. Non sappiamo quali femminicidi vengono resi pubblici e quali vittime possono venir rimpiante.Secondo una stima della Nazioni Unite vengono commessi ogni giorno nel mondo almeno 137 femminicidi, più di 50’000 ogni anno. Questi dati sono solo delle stime e resteranno tali fintanto che la società non inizierà a prendere sul serio il compito di prevenire ed impedire l’uccisione delle donne*.
L’alleanza svizzera Ni-una-Menos
La politica istituzionale svizzera non ha finora ascoltato le rivendicazioni femministe contro i femminicidi e le violenze patriarcali. Il Consiglio degli Stati nell’estate 2020 ha rifiutato nuovamente l’uso del termine “femminicidio” e lo scorso dicembre ha rifiutato una campagna contro il sessismo. Ci opponiamo a questa politica, che non vuole riconoscere come suo compito la protezione delle vite di chi è confrontato alla violenza maschile.
L’alleanza Ni-una-Menos Svizzera è una rete di organizzazioni e collettivi che combattono insieme i femminicidi e le violenze di genere.
A voce alta, internazionaliste e solidali gridiamo: ci vogliamo vive!
La testa del corteo sarà riservata alle donne*, ma la manifestazione è aperta a tutte le persone, perché i femminicidi ci riguardano tutt*.
Richieste:
- Il riconoscimento del termine politico “femminicidio” e il riconoscimento delle violenze sistemiche sulle donne*.
- Il riconoscimento delle violenze di genere come motivo di fuga e d’asilo.
- Almeno lo 0.1% del PIL per la lotta contro le violenze di genere (ca.706 milioni di franchi all’anno) da investire nella prevenzione, nei centri di consulenza e assistenza alle vittime, nell’educazione e nel lavoro con gli autori di tali violenze.
- Il rafforzamento dei servizi di consulenza e supporto, ad es. una rete nazionale di case per le donne, centri di aiuto e consultori specifici per le persone colpite da violenze, come è previsto dalla convenzione di Istanbul.
- L’attuazione rapida, inclusiva e completa di una linea di aiuto e consulenza accessibile 24 ore su 24 per le vittime di violenza.
- La revisione del diritto penale in merito ai reati sessuali secondo l’art. 36 della Convenzione di Istanbul. Solo sì è sì!
Queste sono solo alcune delle richieste, è solo un inizio. L’unica vera ed efficace prevenzione è la rivoluzione femminista!
Contatto: niunamenos.schweiz@protonmail.ch
* L’espressione donne* fa riferimento a tutte le soggettività che non sono uomini cis-gender, dunque donne (etero, bi o lesbiche), persone intersessuali, non-binarie, trans e agender.