Giovedì scorso una giovane donna di 22 anni è miracolosamente sopravvissuta a un tentato femminicidio a Locarno. Il Collettivo femminista Io l’8 ogni giorno ha deciso di prepararsi alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre con una serie di azioni simboliche e di richieste concrete alle istituzioni per intervenire tempestivamente contro la crescente violenza sulle donne.
Oggi, giovedì 28 ottobre, a una settimana dai fatti precedentemente descritti, siamo state a Locarno di fronte alla Pretura, per chiedere interventi legislativi efficaci e concreti.
In 10 giorni in Svizzera sono stati commessi 4 femminicidi e un tentato femminicio. Da inizio anno sono già 25 le donne uccise, principalmente dal marito, ex-marito, compagno o ex-compagno.
Siamo qui davanti alla Pretura di Locarno non solo per ricordare queste donne e per dimostrare la nostra sorellanza a tutte quelle che hanno lottato e che lottano contro la violenza maschile, ma anche per dire basta! Servono urgentemente delle misure adeguate per combattere questa strage.
Siamo stufe di sentirci dire, come è ancora successo in questi giorni, che tutto va bene, che esistono già dei servizi e degli strumenti per contrastare la violenza sulle donne e che non si può fare molto di più.
Nessuna di queste morti o di queste aggressioni era inevitabile. La violenza maschile sulle donne non è un fenomeno ineluttabile. Basta parlare di casi isolati, basta parlare di uomini malati!
E basta limitare il problema alla sensibilizzazione e prevenzione. Certo che serve una maggiore educazione alla parità e al rispetto e ben vengano tutte le campagne di prevenzione serie e a larga diffusione. Ma la sensibilizzazione non deve diventare la foglia di fico dietro cui si celano le lacune di un sistema di protezione delle vittime che fa acqua da tutte le parti. E la dimostrazione viene proprio dal preoccupante aumento dei casi di violenza sulle donne.
E siamo anche stufe dei discorsi che fanno ricadere tutta la responsabilità sulle donne, stufe di sentirci dire che sta alle donne trovare il coraggio di lasciare gli uomini violenti e denunciare in una società e in un sistema che non le aiuta. Molte donne lottano per liberarsi da relazioni violente, ma il momento di maggior rischio è proprio quando la donna cerca di sottrarsi alla situazione di violenza. Le donne che denunciano quanto vengono veramente ascoltate e protette? I recenti casi di Zurigo e Locarno ci portano a rispondere non abbastanza.
Chiediamoci allora cosa non funziona e come mai non si è ancora in grado di aiutare e proteggere realmente le vittime di violenza.
Oggi siamo davanti alla Pretura e le prossime settimane andremo davanti ad altri luoghi simbolici per formulare delle rivendicazioni concrete in ambito di politiche volte a contrastare la violenza sulle donne.
Alla Giustizia chiediamo delle leggi realmente in grado di riconoscere la gravità e pericolosità dei reati che subiamo in quanto donne e di difenderci e proteggerci davvero offrendo maggiori stumenti legislativi.
Lo stalking, ad esempio, non è ancora un reato in Svizzera ed è difficilissimo per una donna dimostrare di essere vittima di un comportamento persecutorio. Quante di noi si sono sentite dire: – Signora, non le sembra di stare esagerando?- – Signora, non possiamo farci nulla – Signora, è solo una velata minaccia! Signora, ha pensato che se denuncia lui potrebbe divenire più pericoloso?
Le violenze sessuali, in particolare quelle commesse da partner o ex-partner, sono difficilissime da dimostrare in tribunale e il nostro attuale ordinamento penale non considera nemmeno come violenza carnale uno stupro se la donna non dimostra di essersi opposta con ogni mezzo al suo aggressore, mettendo magari a rischio la sua stessa vita.
Anche gli stessi provvedimenti restrittivi – privi di vere forme di controllo – si rivelano di fatto spesso inefficaci, come saranno purtroppo inefficaci anche i 5 braccialetti elettronici disponibili in Ticino dal prossimo anno, i cui dati di geolocalizzazione verranno verificati solo a posteriori e che non permetteranno un intervento immediato delle forze dell’ordine in caso di mancato rispetto del distanziamento.
Chiediamo che la giustizia adotti provvedimenti legislativi che permettano di facilitare la possibilità di denunciare e ottenere protezione, che ci si attivi fin da subito – per esempio mediante perizie psichiatriche – per appurare la pericolosità di chi già ha esercitato delle violenze o minaccia di compierle.
Chiediamo che le donne che ottengono un provvedimento restrittivo possano avvalersi, se lo vogliono, di un dispositivo che permetta loro di segnalare immediatamente alla polizia una situazione di pericolo.
Queste sono solo alcune rivendicazioni di una più ampia lista di proposte concrete che il Collettivo Io l’8 ogni giorno ha già iniziato a elaborare lo scorso anno nel Piano d’azione femminista per l’eliminazione della violenza sulle donne e che continuerà a elaborare collettivamente.
E non smetteremo nemmeno di scendere in strada per far sentire la nostra voce e la nostra rabbia! Lo faremo anche il 25 novembre – in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne – e invitiamo tutte e tutti a partecipare alla Manifest-Azione, perché se toccano una, rispondiamo tutte!