Un giorno, sarà stato credo quattro anni fa, stavo andando a buttare la spazzatura dopo aver pulito casa. Di certo non ero in ghingheri.
Mentre sono al cassonetto mi si avvicina uno e mi chiede: “Lei è quella signora che abita nella casa con il giardino?”
Un po’ infastidita gli rispondo: “Sì, perché?”
Il tizio mi dice: “Sono il suo vicino di casa, la guardo sempre dalla mia finestra quando lavora in giardino”.
Con fare evidentemente scocciato e infastidito gli chiedo che cosa voglia e chi sia, ma me ne vado senza aspettare una risposta.
Anche quando arrivo a casa non riesco a togliermi la sgradevolissima sensazione di avere un vicino guardone e molesto. Dentro di me penso ma chi c***o è questo? Che c***o vuole? È un maniaco? Mi risuona in testa la sua frase “La guardo sempre dalla finestra”… da quel momento, quando sono in giardino, ogni tanto mi sorge il dubbio di avere il guardone appostato, anche se cerco di fregarmene e di pensare che uno è proprio messo male se non ha di meglio da fare che spiare la vicina che bagna fiori, taglia il prato e pota le piante.
Qualche tempo dopo, non saprei dire quanto, forse una settimana, forse un mese, forse più, mi ritrovo questo tizio al supermercato che mi si avvicina di nuovo con il pretesto di scusarsi per il suo primo approccio. Parte con discorsi vacui che sottolineano il dilagante individualismo sociale che porta le persone, seppur vicine di casa, ad essere estranee. Si scusa se per caso mi ha spaventato, sembra consapevole di non essere stato molto adeguato. Si comporta gentilmente, appare innocuo, me lo immagino molto solo e mi fa pena.
Da donna mi è stato insegnato a essere buona e a mettermi nei panni degli altri. Penso quindi che, nonostante la retorica e la banalità del suo discorso, quello che dice non è completamente falso, penso che forse sono stata troppo severa e spiccia, che avere delle buone relazioni di vicinato è positivo, che io sono una persona gentile, ecc…insomma mi metto in discussione e decido di presentarmi brevemente al vicino guardone, ci scambio due parole e me ne vado.
Il tizio diventerà una presenza costante nelle mie spese, non importa se scelgo la Coop o la Migros, lui ogni tanto comparirà. Dopo la volta in cui ci siamo presentati, quando mi ha incontrato, ha sempre preteso che mi fermassi a scambiare due chiacchiere con lui e, diciamo la verità, mi sembrava di fare un’opera di beneficienza. Visto che era piuttosto noioso dopo un po’ dicevo di dover andare e tutte le volte mi chiedeva di potermi offrire un caffè. Inviti che ho sempre declinato, perché non avevo mai il tempo e nemmeno la voglia.
Nelle chiacchiere con il vicino guardone questo ha inevitabilmente scoperto la mia professione e non ha fatto fatica a trovare il mio indirizzo mail di lavoro. Un indirizzo che io non gli ho nemmeno mai fornito, ma che si è sentito autorizzato ad utilizzare. Forse il tizio pensava che incontri sfuggenti al supermercato e rifiuti costanti ai suoi inviti potessero avere una svolta grazie ai suoi scritti.
Dal canto mio, per lavoro, ricevo decine di mail. Per un bel po’ ho pensato che le mail che mi giungevano dal suo indirizzo fossero spam, o di qualcuno che avesse sbagliato destinatario o a cui avessero clonato l’indirizzo. Spesso vi erano dei link a video o articoli di orientamento filo fascista o complottista. Ai miei occhi solo spazzatura, perciò non ho mai risposto a nessuna mail e non ci facevo troppo caso, pensavo che nessuno dei miei contatti mi avrebbe potuto mandare scritti del genere.
Un giorno di credo circa un anno fa, di fronte alla Migros, incontro il guardone che dice di avermi scritto diverse mail a cui però io non ho mai risposto. Sinceramente non capisco, io non ho mai dato il mio indirizzo mail a questa persona e non so proprio che cosa dovrebbe scrivermi, per me è un estraneo che saluto al supermercato.
Non ho nemmeno idea di quale sia il suo cognome e glielo dico. Quando mi dice il suo indirizzo, nonostante la mascherina, non riesco a celare una smorfia di disprezzo e gli dico che mi sembravano mail inadeguate e inconcludenti che non meritavano una risposta. Vedo che ci rimane male, ma non mi importa. Ormai penso ma chi cavolo è questo guardone molesto? Che vuole da me? Comincio a provare fastidio.
La primavera scorsa me lo ritrovo di nuovo davanti al frigorifero delle insalate della Migros. Ovviamente pretende di fermarsi a fare due chiacchiere. Sarà stato il confinamento o non so cosa, ma il tizio è particolarmente loquace. Così, come se la cosa dovesse farmi piacere, comincia a dirmi di aver parlato di me con l’estetista di quartiere, la quale gli ha raccontato cose sulla mia vita e sulla mia famiglia. Nonostante io dica subito e con tono scocciato che non conosco questa donna, al guardone non importa e continua a raccontare dettagliatamente la presunta storia della mia vita. Quando conclude il suo racconto gli dico che evidentemente non sono io quella persona.
Sono molto infastidita. Lo liquido velocemente e decido che sono stata troppo educata e che il tempo delle chiacchiere è finito. Il tizio sta assumendo un atteggiamento persecutorio andando a chiedere informazioni su di me e costruendosi realtà immaginarie.
Sono arrabbiata. Il solo fatto di essere stata gentile ha dato adito ad atteggiamenti da stalker.
Lo rivedo un’altra volta e agisco come mi ero ripromessa: lo saluto, solo perché sono una persona educata, e me ne vado. Lui prova a chiedermi come va, rispondo bene senza fermarmi e senza rifargli la domanda, gli dico buona giornata e tiro dritto. Funziona.
Intanto però con le mail non molla, ma io ormai le cestino subito senza nemmeno aprirle. Agisco così perché, visto che mi scrive sull’indirizzo di lavoro, dovrei contattare i miei superiori per farlo bloccare.
A luglio vado in vacanza e c’è un’altra persona che si prende cura del mio giardino. Visto che il tizio mi “guarda sempre” si sarà accorto della mia assenza. Così, giusto per non farmi mancare nulla, mi manda una mail delirante anche quando sono al mare…
Al mio rientro, ovviamente, devo fare la spesa. Guarda caso, mi reco al supermercato e chi arriva poco dopo? Lui. Lo vedo da lontano e mi nascondo dalla parte opposta del supermercato, perché come tutte le prede spero nella salvezza. Purtroppo non potrò sfuggirgli.
Di fronte al banco formaggi mi saluta chiamandomi per nome e mi chiede come sto. Io provo ad adottare la strategia dell’ultima volta: saluto educatamente e tiro dritto.
Stavolta non funziona, il guardone vuole più attenzione. Così, con un modo di fare molesto, mi insegue e si para letteralmente davanti al mio carrello nel corridoio della pasta. Tutto allegro, quasi fosse una gioia incontrarlo, mi chiede come sono andate le vacanze…!
Sarò anche abbronzata, ma io non gli ho mai detto di essere andata in vacanza… non importa, in quel momento penso che voglio solo che mi lasci in pace.
Anche se avrei voglia di dirgli che mi ha rotto, resto educata e auguro nuovamente una buona giornata, ignorando la sua domanda.
La sua reazione è molto infantile. Con tono piagnucolante mi dice: “Ma io non ho fatto niente!”.
Penso in realtà sono io quella che non ha fatto nulla eppure mi ritrovo uno stalker alle calcagna.
Gli rispondo ferma: “Non ho detto questo, ti ho solo augurato una buona giornata”.
Giro il mio carrello e me ne vado. Sono molto innervosita.
Mentre mi allontano penso che è un po’ troppo casuale incontrare questo al supermercato proprio al rientro dalle vacanze, che questa persona mi controlla dalla sua finestra, che forse addirittura mi segue, poi considero che non ha in mano un cestino o un carrello e queste evidenze mi inquietano.
Mentre muovo questi pensieri lo intravedo in fila alla cassa e mi decido a capire che cosa è venuto a comprare nella speranza di smentire i miei timori, ma invece vedo che si compra un’ovomaltina da bere!!!
Un prodotto che si trova in qualsiasi edicola, un prodotto che avrebbe potuto comprare in diversi luoghi sul tragitto tra casa sua e il supermercato…
Quest’uomo, che sarà più vecchio di me di almeno 15 anni, non solo m’infastidisce, comincia a farmi paura. Io non so chi sia. Perché non capisce che non ho nessun interesse per lui?
Qualche giorno dopo che succede? Un’altra mail in cui mi supplica di andare a pranzo in un ristorante con lui. Mi aspetterà alle 12.30 per gustare insieme del pesce persico….!!! Ovviamente non vado e, come sempre, nemmeno gli rispondo.
Ma sarà un segnale sufficientemente chiaro? Le mie amiche mi dicono che l’indifferenza è la migliore strategia. In effetti non ho mai risposto alle sue mail e nemmeno ho mai accettato i suoi inviti, ma il guardone non si è fatto scoraggiare.
Forse non riesce a considerare di essere rifiutato, forse è convinto che il rifiuto faccia parte di un gioco di seduzione e che la sua insistenza porterà la sottoscritta a capitolare, prima o poi.
Dopo quella mail me ne sono giunte altre, il ritmo, prima mensile, è divenuto settimanale.
L’altra sera sono arrivata a casa e ho trovato l’ennesima mail.
Ho deciso di reagire in maniera ferma e chiara, visto che l’indifferenza non sembra essere risolutiva.
Per la prima volta gli ho risposto scrivendogli che non gradisco ricevere scritti di estranei al mio indirizzo di lavoro, un indirizzo che peraltro non gli ho mai dato, quindi che la smettesse immediatamente.
Mi ha risposto la mattina dopo dicendo che non è un estraneo ma il vicino di casa, con presunzione e paternalismo mi invita a “ritornare in me” (sic!), manco fosse mio padre e come se la squilibrata fossi io! Sembrerebbe contemplare l’eventualità di un rifiuto solo giustificandolo con una mia temporanea mancanza di lucidità…conclude il suo scritto con un consiglio da “amico”, che altro non è che una velata minaccia.
Questo è quello che sto vivendo. Che cosa posso fare? Poco o nulla. Dopo aver ricevuto la sua ultima mail ho faticato a dormire la notte.
Ho chiamato il consultorio della casa delle donne per un consiglio perché lo stalking non è ancora un reato in Svizzera. Mi hanno informato che potrei fare denuncia per “abuso di impianti di telecomunicazioni” (CP art. 179), ma questo è punito con una semplice multa.
Fare una denuncia in questo momento mi sembra però prematuro e anche molto, troppo faticoso. Purtroppo ho cancellato la maggior parte delle mail che mi ha inviato e ho poche prove a mio favore, in questo ho sbagliato.
Mi sento impotente ed è cresciuto in me un sentimento di rabbia, che mi piacerebbe sfogare urlandogli in faccia – magari proprio in mezzo al supermercato – di non permettersi più di avvicinarmi, di scrivermi mail deliranti, che è un guardone, un molestatore, che le sue azioni sono violenze.
Mi rendo conto però che se dessi sfogo all’emotività potrei passare dalla parte del torto e rischiare pure di alimentare l’aggressività del guardone. È molto frustrante nonché ingiusto che, nonostante sia io la vittima stalking, debba misurare il mio comportamento per preservare la mia incolumità e privacy, perché nella situazione in cui mi trovo nessuna legge o istituzione – anche qualora il tizio avesse intenzioni ancora più moleste – mi può proteggere davvero.
La Convenzione di Istanbul qualifica lo stalking come una forma specifica di violenza che gli Stati Parte – quindi anche la Svizzera – devono prevenire e combattere adottando misure legislative e di altro tipo negli ambiti della protezione delle vittime e del perseguimento penale.
L’articolo 34 della Convenzione li obbliga a rendere punibile lo stalking. Al riguardo, il Consiglio d’Europa ritiene fondamentale che lo stalking sia giuridicamente definito come un comportamento intenzionale e persistente, fatto di molte singole azioni, che incutono paura alla vittima.
Nel codice penale svizzero non esiste una fattispecie specifica per le azioni di stalking. Singole azioni che rientrano nella definizione di stalking possono costituire dei reati, ma questo impedisce e/o limita molto la possibilità delle vittime di essere tutelate e favorisce l’impunità degli autori.
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