Io lotto contro la Riforma AVS 21 – #2

23 Settembre 2021 | La piazza si conquista, sciopero femminista!, Lottiamo ogni giorno

Il collettivo femminista Io l‘8 ogni giorno era presente a Berna nel corteo ma anche sul palco a Piazza Federale davanti a 15’000 persone. 15’000 persone che, come le donne del collettivo, ritengono la riforma AVS inaccettabile.
Abbiamo voluto esprimere il nostro NO in modo chiaro portando il vissuto della vita di tutti i giorni delle donne, il loro carico, le loro difficoltà.



Sono una donna comune di 50 anni, quasi. Sono stata una madre single in povertà. Ho visto mia mamma continuare a lavorare dopo l’età di pensionamento perché la sua rendita non era sufficiente. Ho avuto paura per me e per lei e sono preoccupata per il futuro di mia figlia.
Perciò oggi sono su questo palco perché penso sia importante chiarire ancora alcuni punti sul motivo per cui le donne non vogliono l’innalzamento dell’età di pensione a 65 anni.


Sento già alcuni uomini mormorare “parlano tanto di parità, ma poi quando tocca a loro, si tirano indietro”. Vorrei ricordare a quegli uomini che purtroppo la parità non esiste ancora e che nella maggior parte delle famiglie le donne sono quelle che lavorano di più.

Le donne sono quelle che appena finito il lavoro pensano alla spesa e arrivano a casa sapendo già cosa fare per cena. Nel frattempo, controllano che i figli facciano i compiti e avviano il bucato perché il martedì è il giorno del turno in lavanderia e non possono permettersi di saltarlo.

Le donne sono quelle a cui sul posto di lavoro viene detto che certe mansioni non fanno per loro perché avnedo dei figli non sono in grado di pensare ad altro con il dovuto impegno.

Le donne sono quelle che non trovano lavori degnamenti retribuiti perché le professioni cosiddette “femminili” hanno in generale salari inferiori.

Le donne sono quelle che quando i figli cominciano ad essere grandi e pensano di tirare un po’ il fiato, si accorgono che devono accudire i genitori e i suoceri.

Le donne sono quelle che quando alla sera tutto tace, cominciano a stirare e preparano le merende per il giorno dopo.

Le donne sono quelle che, se rimangono sole con figli a carico, a tutti sembra normale che ce la facciano da sole, con un salario da fame.

Le donne sono quelle che alla pensione si ritrovano in povertà perché per accudire figli, anziani e casa hanno lavorato a tempo parziale e il loro secondo pilastro non esiste.

Le donne sono quelle che in questo periodo di pandemia hanno svolto in numero maggiore le professioni più a rischio, rimanendo nelle categorie con salari bassi e allo stesso tempo sono quelle che hanno perso il lavoro.

E per quelli che ancora dicono “ma non è più così”, mi permetto di citare l’ufficio federale di statistica che in un suo documento scrive: “Le donne percepiscono salari nettamente inferiori a quelli degli uomini.”

E dai loro dati risulta che in media in una coppia con figli la donne svolge 31 ore di lavoro domestico alla settimana.
Perciò, prima di pensare ad innalzare l’età di pensionamento (tra l’altro, avviso gli uomini che questo è il primo passo per innalzare anche la loro) ci vuole un vero intervento affinché i salari delle donne siano uguali a quelli degli uomini. E un cambiamento di paradigma affinché la cura sia appannaggio di tutti, della società stessa.

E per finire, vorrei chiarire un ultimo punto: quando le donne dicono NO, intendono NO. Non ci sono secondi significati. È stato detto no nel 2005, è stato detto no nel 2017. Questo continuo ripresentare la stessa proposta fingendo che l’innalzamento non sia stato mai rifiutato, ricorda tristemente l’atteggiamento machista che ritiene, di fronte ad un NO di una donna, che sia giusto continuare ad insistere perché tanto il suo NO non ha valore. Nel sesso e nelle pensioni dovete avere il nostro consenso.

Per chiarire bene, vi comunico che all’attuale proposta diciamo NO e vogliamo invece una proposta che tenga conto della reale situazione attuale della nostra società, delle donne e degli uomini, una revisione che riveda il concetto dei tre pilastri affinché tutte e tutti possano vivere una vecchiaia serena. Non è accettabile che in Svizzera, persone che hanno lavorato tutta la vita a casa e sul posto di lavoro si ritrovino in povertà.

Perciò così come nel sesso dovete avere il nostro consenso, vogliamo una revisione che ci faccia dire SI.


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