“Se la donna vuole, tutto si ferma”
Scioperiamo insieme contro la guerra e la distruzione in Kurdistan!
30 anni fa, il 14 giugno 1991, le donne in Svizzera sono scese in piazza per la prima volta all’unisono contro la disuguaglianza, il patriarcato e la distruzione. Sotto il motto: “Se la donna vuole, tutto si ferma”, hanno colpito pubblicamente le fabbriche, il lavoro salariato e il lavoro domestico per dimostrare che l’articolo costituzionale del 1981 non aveva portato alla parità di salario o all’uguaglianza di genere. Questo ci mostra che non possiamo accontentarci di richieste allo stato, perché le strutture statali sono patriarcali dall’interno e il loro mantenimento del potere si basa sullo sfruttamento, la distruzione e l’occupazione. Nel sistema capitalista di oggi diventa sempre più evidente quanto sia forte questa mentalità sessista contro noi donne.
Sentiamo le conseguenze dirette della guerra, della distruzione e del potere non solo sul nostro posto di lavoro, o sul nostro corpo, ma soprattutto sul nostro ambiente e sulla natura in tutto il mondo… Come donne curde in Svizzera, abbiamo più di una ragione per scioperare oggi. Sono le conseguenze di anni di distruzione, sfruttamento ed espulsione che non ci permettono di difendere la nostra terra curda dai continui attacchi dello stato turco e della NATO direttamente sul terreno, per questo scioperiamo qui oggi insieme a tutti voi.
Quello che stiamo difendendo qui e per cui ci battiamo oggi è un paradigma in cui è possibile una convivenza popolare, ecologica e senza genere. Questo è il futuro che vogliamo trasmettere alle nostre sorelle e ai nostri figli. Ci battiamo per una vita in libertà e autodeterminazione. Attualmente è il contrario: siamo di fronte alla morte, alla distruzione e alla schiavitù. Una guerra enorme si sta svolgendo nella nostra patria con l’obiettivo di distruggere il suolo curdo.
Il caos politico in Medio Oriente fornisce opportunità a varie potenze regionali e globali di intervenire in tutta la regione e perseguire politiche basate su lotte di potere. Lo stato turco è uno degli attori più attivi sul terreno, cercando di estendere il suo raggio d’azione in tutto il Medio Oriente e oltre, giocando il ruolo principale di morte e distruzione. Le aspirazioni di Erdoğan non sono un’aggressione militare gratuita nella regione, ma l’occupazione e la distruzione di interi territori per porsi come una grande potenza ottomana in un momento storico di riorientamento in Medio Oriente – con la scadenza del trattato di Losanna del 1923, in cui il suolo curdo è stato diviso in quattro parti per la prima volta sulla carta.
Tutto questo avviene sotto gli occhi delle potenze internazionali e viene tollerato e persino rafforzato da esse. Perché di cosa si occupano principalmente qui? Cosa vogliono così disperatamente evitare con questa guerra? Che il paradigma del confederalismo democratico sia accettato in tutto il mondo e che la rivoluzione delle donne si diffonda in tutto il mondo. Perché questo è un paradigma che non solo permette a tutti i gruppi di popolazione che vivono nella regione di costruire una vita autodeterminata dal basso in armonia con la natura, ma rappresenta anche per tutti noi un’alternativa al patriarcato, allo sfruttamento, all’oppressione e alla distruzione.
Ma questa è anche la ragione per cui si cerca di non lasciare che questo paradigma diventi un modello di convivenza per tutti noi, ma di stroncarlo sul nascere. Perché il paradigma del confederalismo democratico non è solo una via d’uscita per il Kurdistan o per il Medio Oriente, ma offre a tutti noi un’alternativa di convivenza ecologica, democratica e senza genere!
Questa è anche la ragione per cui noi, come donne curde, scioperiamo oggi e difendiamo il paradigma e il suolo curdo insieme qui e ora con voi!!!!
Per una vita in libertà senza guerra e violenza!!! Jin Jiyan Azadî
Il testo qui proposto è stato letto a Bellinzona da Berfin Günderci in rappresentanza dell’Unione donne Curde in Svizzera, durante lo sciopero femminista dal 14 giugno 2021.