Il caso
Un bacio senza consenso? Questo il quesito che ha scatenato la polemica contro Disneyland in California, dopo che il parco divertimenti è stato riaperto offrendo alcune novità in merito a Biancaneve. La giostra ha cambiato nome passando da “Le avventure di Biancaneve” a il “Il desiderio incantato di Biancaneve”, inoltre è stata presentata una nuova animazione techno del cartone animato del 1937. Alla fine del lungometraggio è rimasta la famosa scena del bacio, scena che ha acceso il dibattito: Biancaneve infatti è addormentata e il principe le dà un bacio senza il suo consenso, perciò questo non è “vero amore”. Ovviamente il passo successivo è quello di insegnare ai bambini e alle bambine che non va bene baciarsi quando uno dei due innamorati è inconsapevole e non può esprimere il proprio consenso.
Ok. La polemica ci può pure stare, serve a promuovere una discussione sulla cultura del consenso, ma messa così è un po’ troppo superficiale: la questione non dovrebbe essere se il bacio è mosso da “vero amore” o meno, ma se sia piuttosto una molestia.
Dalla parte delle bambine
Già nel 1973, Elena Gianini Belotti, scriveva nel suo famosissimo testo “Dalla parte delle bambine”, che Biancaneve è anche lei una stolida ochetta che accetta la prima mela che le viene offerta, per quanto sia stata severamente ammonita di non fidarsi di nessuno. Quando i sette nani accettano di ospitarla, i ruoli si ricompongono: loro andranno a lavorare, ma lei gli terrà la casa in ordine, rammenderà, scoperà, cucinerà, aspetterà il loro ritorno. Anche lei vive con la testa nel sacco, l’unica qualità che le si riconosce è la bellezza ma, visto che essere belli è un dono di natura nel quale la volontà c’entra ben poco, anche questo non le fa molto onore. Riesce sempre a mettersi negli impicci, ma per tirarla fuori deve, come sempre, intervenire un uomo, il Principe Azzurro, che regolarmente la sposerà. (2008, p.119)
Oltre a questa analisi, che mette in luce come il modello femminile proposto sia tutt’altro che un esempio per le bambine, torniamo a riflettere sulla scena e sul significato del bacio.
Un fattore simbolico
Secondo la fiaba, è solo il bacio del principe che può risvegliare Biancaneve dopo l’incantesimo della matrigna cattiva e invidiosa. Anche qui ci si potrebbe soffermare per sottolineare come le figure femminili nelle fiabe classiche siano sostanzialmente di due categorie: le belle inette, come Biancaneve; o le cattive, come la matrigna. Poi bisognerebbe chiedersi quale effetto questi modelli possono avere sull’immaginario delle bambine e dei bambini….ma torniamo al bacio. Il bacio del principe, che se è sesso senza consenso diventa una molestia, è anche l’unico modo per Biancaneve di tornare in se stessa e sciogliere l’incantesimo.
Che cosa vuol dire questo, più simbolicamente? Che il bacio ad una bella addormentata – come banalizzazione del sesso non consensuale – è necessario, vitale per la salvezza della donna. Solo così potrà essere sciolto l’incantesimo della crudele matrigna. Il sesso senza consenso assume dunque una dimensione magica, in grado di spezzare il sonno eterno in cui è imprigionata Biancaneve.
Poi l’atto viene condito di romanticismo perché, essendo mosso da “vero amore”, si trasforma in qualcosa di positivo, auspicabile e indispensabile per la sopravvivenza di Biancaneve che, per gratitudine, si innamora pure del principe! Poi, come in molte fiabe tradizionali con una principessa stupida, sarà pure “per sempre” felice e contenta insieme al suo salvifico molestatore.
Liberiamoci da sole
Un messaggio che educa le bambine alla passività, porta le donne all’accettazione del sesso “per amore” e induce a pensare che la mancanza di consenso non sia un problema educativo, culturale, sociale. Questo dovrebbe essere il punto su cui polemizzare, sulla creazione di un immaginario in cui la donna è consenziente, disponibile addirittura ad innamorarsi di un molestatore e in cui un atto senza consenso diventa liberatorio e positivo per la vittima, che attraverso esso trova perfino la felicità….!
Invece di riproporre delle fiabe del 1937 in salsa techno, credendo magari di offrire un’attualizzazione di un prodotto antico aggiungendo degli effetti speciali, bisognerebbe riflettere sul maschilismo e anacronismo di certi racconti che sono ancora proposti alle bambine e ai bambini. Piuttosto che chiedersi se sia “vero amore” e fomentare ancora il mito dell’amore romantico, sarebbe ora di insegnare il rispetto e la cultura del consenso. È giunto il tempo, e qualche casa editrice virtuosa per fortuna esiste e fa cose bellissime, che si offrano modelli per le bambine in cui le figure femminili delle fiabe non aspettano pazientemente il Principe azzurro, ma agiscono mosse da atteggiamenti di sorellanza per liberarsi da sole!