Le statistiche relative alla violenza domestica in Svizzera per il 2020 confermano l’acuirsi del problema: sono infatti 20’000 gli interventi della polizia in Svizzera e 28 le vittime di femminicidio. Come sempre in questo contesto, i dati sono fortemente sottostimati: si ritiene infatti che circa l’80% delle violenze domestiche non esca dalle mura di casa e quindi non sia noto alle autorità.
Di fronte a questo allarmante aumento delle violenze sulle donne, il Consiglio federale ha annunciato ieri, 30 aprile 2021, l’intenzione di intensificare la lotta contro la violenza domestica. Cantoni e Confederazione hanno infatti sottoscritto una tabella di marcia che dovrebbe favorire e accelerare l’attuazione della Convenzione di Istanbul, ratificata dalla Svizzera nel 2018.
Tra le proposte concrete vi è la creazione di un numero di telefono centrale e attivo 24/24h, una richiesta avanzata anche dal collettivo Io l’8 ogni giorno oltre un anno fa. Non è però ancora chiaro quando questo servizio sarà attivo su tutto il territorio e se sarà creato un numero a tre cifre, quindi facile da memorizzare. Rimane anche l’incognita di chi gestirà questo numero, se le forze dell’ordine oppure del personale adeguatamente formato.
Tra le altre misure previste vi è una maggiore protezione dell’infanzia, il monitoraggio degli autori di violenza domestica e l’incremento della formazione continua.
Se da un lato ci rallegriamo della volontà delle autorità federali di voler intensificare la lotta alla violenza domestica, dall’altro condividiamo quanto espresso dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter la quale, durante la conferenza stampa, ha sostenuto che non saremo mai in grado di eliminare completamente la violenza domestica.
Condividiamo questa considerazione soprattutto perché riteniamo limitante per un vero cambiamento la scelta del Consiglio federale di iscrivere la violenza sulle donne nel solo ambito domestico. Suscita infatti una certa perplessità il fatto che la tabella di marcia non consideri, come prioritaria, l’introduzione del concetto di consenso nel diritto penale sessuale, attualmente in corso di revisione fino al prossimo 10 maggio. Un concetto ben presente nella Convenzione di Istanbul e già inserito nelle legislazioni di diversi paesi europei, che impone e manifesta un cambiamento di mentalità.
Offrire un numero di emergenza è un grande passo avanti, ma se le leggi poi non proteggono adeguatamente le donne dalle violenze, diventa difficile che questo servizio possa essere più di un luogo di ascolto e sostegno.
Il collettivo Io l’8 ogni giorno si è già mobilitato con una presa di posizione e un’azione di protesta contro l’attuale riforma della legge federale in materia di reati sessuali. Questa riforma infatti continua a disconoscere la realtà delle violenze sessuali inflitte alle donne e perpetua le logiche di colpevolizzazione delle vittime. In questa legge la gravità dello stupro viene ancora fatta dipendere da ciò che la vittima ha o meno fatto per difendersi! In tal modo la responsabilità di quanto accaduto ricade sulle vittime, che in fase processuale devono dimostrare di essersi difese, focalizzando così l’attenzione sul loro comportamento e non su quello degli aggressori.
Una legge imperniata di quella che viene chiamata la “cultura dello stupro” che considera le donne consenzienti e il corpo femminile sempre accessibile, a meno che la donna non lo difenda opponendosi con forza. Una cultura dilagante che vogliamo contrastare incentrando le nostre rivendicazioni sulla ”cultura del consenso”, che deve essere fondato sull’assenso volontario delle parti. Non un “No è no” ma piuttosto “Solo Sì è Sì”.

Per ribaltare culturalmente la questione è necessario che sia l’uomo a chiedere il consenso e non la donna ad opporsi all’atto sessuale.
Se si vuole promuovere il cambiamento ed eliminare la violenza sulle donne, è fondamentale che tutti e tutte prendano coscienza della gravità di questo problema e della necessità di elaborare strategie in grado di cogliere la complessità del fenomeno e in particolare l’aspetto strutturale (sociale, economico e politico), ossia il profondo radicamento della violenza sulle donne all’interno del sistema patriarcale.
Per discutere della questione, il Collettivo Io l’8 ogni giorno ha organizzato una serata online lunedì 10 maggio alle ore 20.30 su zoom (https://zoom.us/j/99540582696 ID riunione: 995 4058 2696)
Interverranno
Alessia Di Dio, Collettivo Io l’8 ogni giorno
Valentina Mangiò e Benedetta Guidarelli, Centro antiviolenza L.I.S.A, Roma
Laura Crivelli, GT Consentement – Grève féministe