Storie di ordinarie molestie #3

23 Aprile 2021 | Storie di donne

A lezione di ginnastica


Non ho mai apprezzato le lezioni di educazione fisica e nemmeno i docenti di ginnastica. Mi ricordo alle Scuole medie l’imbarazzo per noi ragazze nel dire al docente che si era indisposte, quando ci si vergognava al solo pensiero di avere un assorbente spesso un paio di centimetri tra le gambe.  In prima liceo l’insegnante una volta si rivolse a me con tono militaresco usando una colorita espressione dialettale che diceva più o meno una cosa così: “Dai, su! Muoviti! Muovi quei muscoli, lo so io come li muovi tu quei muscoli!!!” Io ero solo un’ingenua ragazzina di sedici anni un po’ impacciata…. 


Un intellettuale

Seminario all’Università, piccolo gruppo di studenti, la conversazione si sposta su toni meno formali. Ad un certo punto il professore mi chiede da dove vengo, rispondo che sono ticinese. Lui mi guarda sornione e dice, di fronte a tutti e a tutte: “Ah, una creatura esotica”.


Un giorno non te lo dirà più nessuno

Quando cominciai a lavorare avevo un collega vicino alla pensione che mi diceva sempre “Ciao bella!”, “Ciao, certo che sei proprio bella!”, “Eh, le belle donne come te….”, ecc…  Forse lui pensava di farmi piacere e di risultare simpatico. In realtà lo trovavo solo un vecchio allupato. Un giorno mi si avvicinò e, con grande originalità, mi disse: “Certo che sei proprio bella”. Quel giorno avevo dimenticato la buona educazione a casa e gli risposi: “Me l’hai già detto più volte!”  Ci rimase male e mi disse con tono cattivo: “Ci sarà un giorno in cui non te lo dirà più nessuno!”


Voglio mangiare guardando una bella donna! 

In previsione della cena aziendale mi ero accordata con i colleghi e le colleghe per cui avevo più simpatia per fare in modo di sederci vicino. La sera della cena sembra andare tutto come previsto, prendo posto e proprio mentre mi sto accomodando sulla sedia dall’altro tavolo sento il mio capo che mi chiama e mi dice: “Vieni qui vicino a me, ho voglia di mangiare guardando una bella donna!”


Non ho l’età

Mi telefona il mio capo, è fuori orario ma ha un’urgenza che deve sottopormi assolutamente. Mi trattiene in chiacchiere, mi dice cose come che per lui la differenza tra il vino e l’acqua è solo nel colore e poi, ad un certo punto, inizia a cantarmi nella cornetta: “Non ho l’età” di Gigliola Cinquetti. 

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