Riferendosi al drammatico femminicidio avvenuto domenica 28 marzo 2021 a Monte Carasso, il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno vuole denunciare come la narrazione del tragico evento sia stata caratterizzata da considerazioni fuorvianti, perché tese a banalizzare la realtà e a negare la natura strutturale e sistemica della violenza sulle donne. La cosa più rassicurante da credere è pensare che si sia trattato del gesto di un malato di mente, cristallizzando l’idea del femminicidio come un dramma individuale e non come un problema inveterato della società patriarcale e sessista.
Queste convinzioni sono particolarmente agghiaccianti se proferite da chi dovrebbe essere esperto del settore. Di recente, un criminologo ha rilasciato un’intervista in cui sosteneva che è difficile prevenire un “omicidio-suicidio” -quasi fosse un evento ineluttabile – e che ”La donna ha un ruolo fondamentale all’interno della coppia (…) se viene a mancare la donna, manca un rapporto che è umano, quotidiano, amoroso, che dà stabilità. Per il partner viene demolita una struttura che è indispensabile sotto tutti i punti di vista”.
Nel 2021, posizioni di questo genere, risultano inaccettabili perché tendono ancora a colpevolizzare le donne che decidono di interrompere una relazione, magari proprio perché violenta.
Purtroppo le strutture patriarcali e sessiste che dominano la nostra società inducono gli uomini a pensare che le donne siano una loro “proprietà” e promuovono un immaginario in cui gli uomini devono dimostrare forza, potere, aggressività.
Invece, anche ad uno sguardo inesperto appare evidente che i due femminicidi avvenuti nel Bellinzonese nell’ultimo anno fossero facilmente prevedibili: i segnali erano palesi in entrambi i casi, e le due donne, con tutta probabilità, hanno voluto credere che gli ex compagni, nonostante un atteggiamento persecutorio, erano gli stessi uomini che un tempo avevano amato, quelli che tutti definivano delle “brave persone”, che non sarebbero stati capaci di un gesto tanto efferato.
Eppure entrambe le vittime avevano confidato ad amiche e conoscenti timori, paure e disagio, ma nessuna delle due ha allertato la polizia, che è l’unica istituzione a cui è possibile rivolgersi in caso di molestie e minacce. È importante ricordare che in Svizzera, al momento, lo stalking, non è un reato penalmente perseguibile. Quindi se una persona si apposta sotto casa dell’ex partner, la controlla, le scrive continui messaggi, le manda numerose mail, la chiama frequentemente, la segue, … non vi sono strumenti legali e penali per porvi rimedio. Questo, forse, il motivo per cui entrambe le due vittime non hanno chiesto aiuto alla polizia?
In ogni caso fare una denuncia non è una cosa semplice o scontata. L’orizzonte che si apre di fronte a chi compie questa scelta può rivelarsi irto di ostacoli oppure inutile. Bisogna essere consapevoli che una denuncia ha l’effetto di acuire le problematiche e rendere gli atteggiamenti persecutori potenzialmente ancora più molesti; l’avvio di una procedura penale significa portare avanti una situazione per un tempo difficile da stimare, dai costi potenziali molto esosi e dagli esiti incerti. Inoltre ci sono altri aspetti, come ad esempio il fatto di non voler denunciare il padre dei/lle propri/e figli/e per proteggere la famiglia.
Il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno, alla luce della drammatica crescita delle violenze sulle donne in Svizzera – 11 femminicidi nelle prime 12 settimane dell’anno – chiede che le autorità prendano seriamente in considerazione tutte le misure necessarie atte a prevenire e proteggere le donne che si sentono minacciate dall’ex partner e parallelamente che siano previsti servizi di aiuto e accompagnamento per gli uomini che non sono in grado di affrontare lo sconforto e la frustrazione di una separazione senza usare violenza verso le donne.
Ugualmente chiediamo che la stampa si faccia carico del problema garantendo una descrizione socialmente responsabile che tenga conto della realtà: la prevaricazione maschile sulla vita delle donne va denunciata e tenuta in considerazione in qualunque modo possibile. La prevenzione parte dall’educazione e dall’uso di vocaboli adeguati, che rispondano a un’oggettività purtroppo innegabile.
Infine occorre considerare il tema della violenza come un fenomeno strutturale della nostra società, un fenomeno che ha molte facce e che deve essere affrontato e combattuto in ogni ambito con strumenti adeguati. I fatti recenti dimostrano come sia fondamentale aumentare e rafforzare la rete di sostegno, di aiuto e di protezione delle vittime.
Il collettivo Io l’8 ogni giorno ha fatto della lotta alla violenza una sua priorità e ha recentemente pubblicato un Piano d’azione per l’eliminazione della violenza sulle donne che vuole essere uno strumento di azione e rivendicazione affinché nessuna di noi debba più subire violenza.