Le Foulards Violets sono un collettivo femminista composto da donne mussulmane e non, che indossano o non indossano il velo, solidali con quelle che hanno deciso di portarlo. Insieme, rivendicano i diritti delle donne che hanno fatto questa scelta.
Condividendone la posizione, il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno riporta qui di seguito la loro presa di posizione tradotta in italiano in previsione della votazione federale sull’iniziativa per il divieto di dissimulare il viso.
Riepilogo delle posizioni del collettivo femminista Foulards Violets in merito alla votazione del 7 marzo 2021 inerente l’iniziativa per il divieto di dissimulare il viso.
Apparentemente l’iniziativa si presenta con obiettivi lodevoli, ma riteniamo che la sua applicazione non porterà al raggiungimento degli obiettivi dichiarati, piuttosto alla creazione di altri problemi.
Obiettivo 1: “preservare i requisiti minimi di vita libera in società”
- Già oggi è possibile chiedere a una persona di mostrare il proprio volto nei luoghi in cui è richiesta l’identificazione.
- La maggior parte delle donne che indossano il burqa sono svizzere o turiste: la questione dell’integrazione non si pone.
- L’attuale situazione sanitaria ci mostra che nascondere la bocca e il naso (indossando una mascherina) non ostacola la vita nella società.
Obiettivo 2: “mantenere l’ordine e la sicurezza pubblica”
- Nella maggior parte dei Cantoni esistono già disposizioni che vietano l’occultamento del viso durante eventi pubblici, in particolare sportivi. Inoltre, il burqa riguarda solo una manciata di donne in Svizzera, perciò un regolamento federale sarebbe superfluo e sproporzionato.
- Il Parlamento e il Consiglio federale hanno menzionato nei loro dibattiti la questione della sicurezza solo per gli hooligan, non per il burqa.
- Per la Corte europea dei diritti dell’uomo e il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, la questione della sicurezza non può portare a un divieto generale.
Obiettivo 3: “rinforzare la libertà e l’uguaglianza dei genere”
- La coercizione è già punita nel codice penale svizzero nell’articolo 181.
- Questa iniziativa rafforza davvero l’uguaglianza di genere come afferma? No. L’iniziativa vuole controllare il corpo delle donne e nega loro la capacità di pensare e fare scelte autonome. Scaturisce da una visione sessista e paternalistica delle donne.
noi chiediamo di votare no
Se questa iniziativa non raggiunge nessuno degli obiettivi promessi, qual è il suo vero scopo?
Testimonianze di alcune donne toccate direttamente da questa iniziativa
“Ho capito allora che ne avevo bisogno, non perché avevo bisogno di essere protetta dagli occhi degli uomini, ma perché avevo bisogno di essere protetta dal mio io interiore.”
“Non tutte le persone che portavano il niqab che ho conosciuto lo indossavano per oppressione ma, al contrario, spesso le loro famiglie erano contrarie.”
”Il motivo per cui lo indosso è perché è un atto di devozione nella mia religione e la fede è legata alla modestia.”
“Essendo un convertita e la mia famiglia non essendo musulmana, non sono stata affatto costretta da nessuno, tutt’altro, anzi era qualcosa di difficile da realizzare con la mia famiglia, perché era necessario nascondersi, quindi se non fosse stato qualcosa che volevo davvero mettere in relazione alla mia religione e alla mia fede, non l’avrei mai messo.”
Argomenti contro l’iniziativa
L’iniziativa non rafforza l’uguaglianza di genere, al contrario, ostacola l’avanzamento delle lotte femministe.
Un’iniziativa sessista, razzista, paternalista e profondamente antifemminista
- C’è un forte e radicato pregiudizio sulle donne musulmane e sul niqab in particolare, si tende a credere che queste donne siano soggette e costrette nelle loro scelte. Questo pregiudizio sessista e razzista viene ripreso e sfruttato da alcuni politici per suscitare indignazione e guadagnare visibilità.
- Interpretare la scelta di indossare il niqab in questo modo significa rifiutare i principi democratici, pretendendo di parlare per le donne musulmane e negando loro la capacità di pensare e agire.
- Considerare queste donne come sottomesse e costrette, significa negare loro lo status di soggetto politico, riducendole a mero oggetto del discorso politico. Questo è quanto si può osservare in questa iniziativa e nei dibattiti ad essa associati.
- Accettare e utilizzare questo pregiudizio tende a idealizzare, se messa a confronto, la situazione delle donne in Svizzera, nonostante le donne svizzere siano vittime ogni giorno di disuguaglianze salariali, femminicidi e altre forme di oppressione. Le femministe svizzere chiedono risposte reali alle loro lotte.
- Il pretesto della “liberazione delle donne” è già stato utilizzato per giustificare i programmi politici (ad esempio, quando gli Stati Uniti giustificano moralmente l’intervento militare in Afghanistan per liberare le donne che indossano il burqa).
Dobbiamo smetterla di usare le donne e il loro abbigliamento per scopi politici e strategici!
Intersezionalità: le donne musulmane che vivono in Svizzera sono soggette a diversi tipi di oppressione che devono essere combattute per realizzare una società più giusta e più unita.
- L’intersezionalità è una chiave di lettura per la comprensione delle oppressioni che ci spinge a prendere in considerazione tutti gli aspetti legati all’identità delle persone (razza, classe, genere, orientamento sessuale, ecc.) che si combinano per creare pregiudizi o privilegi.
- Essendo le donne musulmane all’incrocio tra sessismo, razzismo e islamofobia, non è possibile risolvere i problemi femministi delle donne musulmane senza combattere anche l’islamofobia. Pertanto, l’islamofobia è una questione femminista a sé stante.
Punto di vista femminista
Può capitare che una maggioranza non riesca a comprendere, con criteri propri, le ragioni di una scelta operata dalle minoranze. L’incomprensione non invalida la realtà di una scelta, per quanto controintuitiva possa sembrare. Ognuno è determinato in base alla propria esperienza, ai propri criteri, alle proprie esperienze di vita e queste scelte sono legittime. È quindi importante sentire che è possibile per una donna decidere di indossare (o meno) liberamente, perché trova integrità e coerenza con la sua fede in esso.
“Femonazionalismo”
Il “femminazionalismo” si riferisce al fatto che i nazionalisti di destra, i neoliberisti e alcune femministe invocano i diritti delle donne per stigmatizzare gli uomini musulmani e perseguire i loro obiettivi politici. Nel caso dei partiti europei di estrema destra, l’obiettivo sembra essere quello di rinnovare il proprio elettorato apparendo meno estremi pur mantenendo un programma razzista e talvolta antifemminista.
Lezioni apprese dall’esperienza francese, 10 anni dopo il divieto del “velo integrale”
In una recente intervista ad Agnès de Féo, una ricercatrice che ha indagato l’impatto del divieto del niqab in Francia ha concluso che, 10 anni dopo l’adozione della legge anti-niqab, questa ha avuto l’effetto diretto di incitare alcune donne a indossare il niqab. L’implementazione della legge si è rivelata assolutamente controproducente per l’obiettivo desiderato.
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