Nemmeno il Coronavirus ci ha fermato, la nostra voglia di cambiare il mondo è irrefrenabile!!!!
Il collettivo è riuscito a fare tante cose in questo anno, nonostante le difficoltà oggettive e le nostre scarse risorse finanziarie, la nostra lotta non si è fermata! Siamo una forza!
Nel mese di gennaio, l’8, abbiamo ideato il primo Caffé Lottorario – Io l’8 l’ha letto presso una biblioteca a Lugano, dove ci siamo ritrovate in una ventina a parlare del testo Femminismo al 99%, pubblicato da Laterza nel 2019 e scritto da Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser.
Nel mese di febbraio, l’8, abbiamo messo in scena il nostro funerale del patriarcato, un’idea nata da una vivace e allegra riunione a Bellinzona. La partecipazione è stata numerosa, un’ottantina di noi si è sentita pronta a piangere l’estinto. Il clima carnevalesco di un mondo che stava scomparendo, ha favorito un generale entusiasmo manifestatosi nella realizzazione dell’avvincente omelia funebre, interpretata magistralmente a turno da alcune di noi e scritta durante un pomeriggio insieme a Lugano.
Purtroppo, lo sappiamo tutte, il patriarcato non è morto, ma è vivo e vegeto e con l’arrivo del Covid si è ripresentato più in salute che mai. Le prime disposizioni ci hanno fortemente limitato nell’organizzazione dell’8 marzo, visto che ormai non era possibile riunire più di 100 persone.
Il volantino che avevamo pensato per quell’evento è uno dei meglio riusciti di tutta la storia di Io l’8 ogni giorno e cerca di infondere un messaggio non banale, con l’intento di mobilitare le coscienze soprattutto delle giovanissime, che forse non sanno quanto alcune battaglie femministe siano state necessarie per ottenere cose che ci sembrano scontate, come indossare i pantaloni oppure leggere i libri che più desideriamo.
Le ragazze però non devono pensare che la parità reale sia raggiunta, lo è solo quella formale, per questo il volantino ricorda le lotte per cui è ancora necessario impegnarsi, per esempio contro la violenza sulle donne oppure per la parità di salario. La strada da percorrere per la liberazione delle donne e una società femminista è ancora lunga!
A marzo, l’8, nonostante tutto, il collettivo è riuscito a fare un’azione a Lugano, partendo dalla stazione dove è stato letto un discorso contro il sessismo del proprietario di Läderach, poi siamo scese verso il centro città e ci siamo fermate di fronte alla cattedrale di San Lorenzo, dove alcune di noi hanno preso la parola e hanno ricordato i motivi della lotta femminista.
Siamo poi giunte alla piazza del LAC, attraversando tutta Via Pessina e Via Nassa, sempre unite da un filo viola e intonando vivaci cori. In piazza abbiamo messo in scena il flash mob “El violador eres tu!”
La partecipazione è stata numerosa, eravamo certamente almeno un centinaio, ma se non vi fossero state le restrizioni la manifestazione avrebbe avuto dimensioni maggiori, anche grazie alla collaborazione con altri gruppi di donne.
Non sapevamo ancora, quel giorno, che per molto tempo non ci saremmo più riviste tutte insieme in una piazza, ma avremmo cominciato a sperimentare per la nostra lotta le modalità della comunicazione a distanza.
Anche per noi gli incontri in Skype sono divenuti la norma e nonostante – come abbiamo imparato – si perdano tante cose soprattutto da un punto di vista umano, noi non ci siamo perse d’animo.
La nostra prima preoccupazione si è rivolta a tutte le donne che si sono trovate in una condizione di particolare difficoltà perché impiegate in professioni divenute tutto d’un tratto essenziali: cura, vendita, pulizia, educazione.
Questi settori sono prevalentemente occupati da donne e il collettivo ha scritto una presa di posizione cercando di porre l’attenzione su questa situazione. Non è stato difficile notare che se le donne erano attive per sostenere il mondo, dall’altra parte erano assenti nei ruoli decisionali.
Il collettivo si è poi preoccupato delle donne che si sono trovate a vivere in condizioni di violenza domestica, in particolare a causa del confinamento forzato, della situazione di precarietà, incertezza e stress causata dalla pandemia.
Abbiamo colto l’evento dell’entrata in funzione della coordinatrice istituzionale contro la violenza domestica per intraprendere una corrispondenza con questa figura, sottoporle le nostre preoccupazioni e soprattutto delle proposte. La più importante crediamo sia la realizzazione di un numero di telefono di emergenza a tre cifre, facile da memorizzare e gestito da personale qualificato e femminile. Un’altra richiesta che ci è sembrata sensata era quella di rendere i pochi luoghi accessibili (supermercati, farmacie,…) luoghi dove sarebbe stato possibile chiedere aiuto.
È proprio in questo contesto che all’interno del collettivo è sorta l’idea di creare un Piano d’azione femminista contro la violenza sulle donne.
Durante il lockdown della scorsa primavera, nonostante tutto, abbiamo cercato di capire cosa stesse accadendo attraverso il confronto: inizialmente abbiamo chiesto ad una compagna di Non Una Di Meno di collegarsi ad una nostra riunione per avere informazioni in merito alla lotta femminista in Italia.
Poi in un’altra riunione abbiamo invitato una donna del comitato del Movimento della Scuola, che ci ha raccontato il punto di vista del corpo docente sulla didattica a distanza e i problemi affrontati.
Due studentesse del Liceo, attive nella lotta ai cambiamenti climatici sono state ospiti di un’altra riunione ancora, che ci ha portato a collaborare con loro e a continuare a mobilitarci per il clima, offrendo un intervento del collettivo alla loro diretta radiofonica del 15 maggio su Radio Futuro inerente l’ecofemminismo.
Nel mese di giugno abbiamo portato avanti lo sciopero del 14. Ogni giorno, per due settimane, in attesa dello sciopero, abbiamo realizzato una serie di video con i 14 punti del manifesto creato dal coordinamento dei collettivi per lo sciopero femminista e delle donne per il 2020. Il 14 giugno è caduto di domenica e per tale motivo il collettivo ha deciso di dedicare la giornata al lavoro non retribuito, che le donne svolgono molto spesso anche nei giorni festivi.
Il collettivo ha quindi deciso di realizzare la fattura del lavoro non pagato e di stamparla in grande formato. Poi ognuna di noi si è attribuita un compito e ha realizzato una maglietta, con scritta una mansione, il tempo e il costo del lavoro svolto.
Per il collettivo, la giornata è iniziata con l’occupazione della Piazza del Sole a Bellinzona per un pic-nic femminista, un momento in cui è stato possibile condividere le testimonianze di alcune donne impegnate in professioni sanitarie durante la prima ondata pandemica e la condizione specifica delle famiglie monoparentali.
Dopo il pranzo ci siamo dirette verso il Palazzo delle Orsoline per appendere ai cancelli la fattura del lavoro non pagato che le donne svolgono ogni giorno.
Molte di noi indossavano una maglietta con una delle voci della fattura, tra cui, ad esempio “tifo dagli spalti” per un’ora al costo di franchi 30 oppure la preparazione della “cena e il riassetto cucina”, un’altra ora per 25 franchi, il totale ammonta a 513 franchi al giorno! Se si moltiplica la cifra per 365 giorni….
Le magliette sono state appese ad un filo, come panni stesi ad asciugare al sole, con le scritte ben visibili. Vi sono poi stati altri interventi, in particolare vi è stato il discorso di Erika Zippilli che ci ha regalato una prospettiva di continuità con il femminismo degli anni Settanta e ci ha consegnato un’importante eredità.
Il 14 giugno, a poco tempo dall’uscita dalla prima ondata pandemica, è stato un successo.
Nemmeno l’estate ci ha fermato, a giugno abbiamo svolto una bella riunione al parco Tassino, interrotta da un acquazzone e a fine luglio ci siamo connesse con Skype, per un breve aggiornamento e per continuare i preparativi per realizzare quello che era ormai diventato il nostro progetto: un Piano d’azione femminista contro la violenza sulle donne.
Ad agosto ci siamo dedicate a noi, con del tempo per stare un po’ insieme e ritrovarci dopo il periodo difficile con una bella riunione al parco Ciani di Lugano.
Nel mese di settembre il collettivo ha scritto una presa di posizione contro la mancata istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta in merito all’ex funzionario cantonale riconosciuto colpevole di coazione sessuale.
Nello stesso mese abbiamo dato avvio al primo incontro per un Piano d’azione femminista al Liceo di Bellinzona, legato al tema della violenza domestica. La partecipazione è stata numerosa e abbiamo ascoltato gli interventi delle operatrici nelle case delle donne, che ci hanno permesso di conoscere il contesto locale e confrontarlo con quello internazionale, grazie agli esempi dell’Italia e della Germania. La seconda parte dell’incontro è stata dedicata alle donne migranti e alla loro condizione particolare, un aspetto che è stato approfondito grazie alla presenza di due giuriste specializzate.
Ad ottobre l’ultimo incontro al Liceo di Lugano in presenza, prima dell’arrivo della seconda ondata Covid. In quell’occasione abbiamo parlato di violenza sessuale con una testimone e attivista, con un’avvocata e con la cofondatrice dell’associazione Dialogos.
Il terzo incontro, organizzato qualche giorno prima del 25 novembre, è stato per forza di cose a distanza, via zoom. Il tema di approfondimento è stato il mondo del lavoro e in particolare le molestie che le donne possono subire. Anche questa volta abbiamo ospitato una testimone, una specialista sui rischi legati alle molestie sul posto del lavoro e un’avvocata.
Il 25 novembre il collettivo ha voluto organizzare alcune azioni per sottolineare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le denunce di molestie alla Radio televisione della Svizzera italiana ci hanno portato a fare un’azione davanti agli studi della RSI, attaccando uno striscione all’entrata dell’edificio. Con nostra soddisfazione, proprio quel giorno il direttore della RSI ha sostenuto che “un solo caso è di troppo”. Sempre per il 25 novembre abbiamo appeso uno striscione sul cavalcavia di Savosa, con la scritta “Libere dalla violenza”. In diversi centri del cantone abbiamo poi lasciato alcuni post-it con messaggi contro il catcalling.
A inizio dicembre i consigli della polizia per le donne ci hanno portato a scrivere una presa di posizione volta alla loro rimozione, essendo fortemente offensivi nei confronti delle donne e colpevolizzanti le vittime. La nostra riflessione è stata inviata anche al capo della Polizia e al presidente del governo ticinese. Siamo ancora in attesa di risposta.
A dicembre abbiamo voluto esserci per l’azione contro l’aumento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni, voluta dalla riforma AVS21. Il nostro contributo si è realizzato con la traduzione in italiano della lettera scritta ai e alle parlamentari dai collettivi svizzeri per lo sciopero femminista e delle donne. Il testo è stato letto nelle quattro lingue nazionali davanti al Palazzo Federale di Berna e pure in Ticino. Infatti il collettivo Io l’8 ogni giorno ha letto lo scritto davanti al Mercato Coperto di Mendrisio, dove si è tenuta l’ultima sessione parlamentare del 2020.
Nel chiudere questo anno difficile, il collettivo Io l’8 ogni giorno ringrazia tutte le lottatrici, le compagne e le donne che hanno voluto sostenere le nostre azioni, partecipare alle nostre iniziative, condividere con noi le loro esperienze e idee, seguirci su facebook e mettere un like, oppure osservarci e supportarci da lontano.
Il collettivo invita tutte le donne a partecipare alle nostre attività e azioni, se volete noi ci siamo, scriveteci o contattateci, continuiamo insieme la lotta per una società femminista, in cui le donne siano veramente valorizzate e riconosciute!