Il femminismo ai tempi del coronavirus

2 Aprile 2020 | La rivoluzione è fica!, Lottiamo ogni giorno

Il collettivo femminista Io l’8 ogni giorno non si ferma.
La scorsa settimana ci siamo trovate, via skype.

La discussione si è subito concentrata sulla situazione attuale.

Come non notare che il coronavirus non è neutrale al genere?
Forse non il virus in sé quanto piuttosto le politiche e la gestione della crisi in atto.

Sono le donne, in effetti, ad essere particolarmente sollecitate dall’emergenza: le scarse politiche a favore di parità e condivisione dei compiti si fanno sentire ancora di più nei tempi del covid 19.

E molte delle attuali politiche legate all’emergenza acuiscono le disparità vissute dalle donne.

Durante la riunione abbiamo discusso molti di questi aspetti; manteniamo vivo il nostro lavoro e le nostre rivendicazioni, anche in un contesto complesso come quello attuale.

Gestione capitalista e maschilista

Il governo ha tardato a prendere le decisioni di chiusura di tutte le attività non necessarie, le misure sono sempre accordate/concordate con il mondo economico, le cui esigenze sono prioritarie rispetto a quelle sanitarie.

Il rischio è stato a lungo, e consapevolmente sottovalutato, per rispondere essenzialmente a esigenze politiche e economiche.

La gestione della crisi è stata, inoltre, maschile e maschilista: tutte le persone che hanno gestito pubblicamente la crisi sono uomini e le modalità di comunicazione sono state spesso dettate da comportamenti tipicamente “maschili” (dagli atteggiamenti “paternalisti” al lessico “militare”).

Un solo esempio, piccola ma significativo: la decisione di non fermare il carnevale, come richiesto invece dagli esperti cantonali, è stata commentata dicendo che al Rabadan era più facile incontrare Miss Mondo che un contagiato da Coronavirus…

Sanità pubblica sotto pressione

Anni di tagli e smantellamento alla sanità pesano moltissimo sull’attuale capacità di gestione dell’emergenza da parte di ospedali ed enti.

Inoltre l’emergenza sta permettendo la messa in atto di ulteriori riorganizzazioni ad interim.

Si tratta di progetti che il popolo aveva bocciato, come la concentrazione dei reparti maternità o chiusura dei pronto soccorso di valle.

Dobbiamo vigilare: una volta finita la crisi questi progetti devono essere annullati.
Mai come oggi è evidente che dovremo rafforzare la sanità e mantenerla pubblica.

Donne: lavoratrici in prima linea

Sanità, settore socio assistenziale, vendita: i settori nei quali ancora si lavora sono composti in prevalenza da donne.

Si tratta di ambienti in cui è più difficile garantire il rispetto delle norme di sicurezza.

Notiamo inoltre che molte lavoratrici hanno contratti atipici e precari senza la garanzia di copertura del salario in caso di mancato lavoro.

Molte donne che lavorano come collaboratrici domestiche, attualmente non percepiscono nessun salario.

In questo ambito rivendichiamo:

 Riduzione dell’orario di lavoro
per tutte le lavoratrici a rischio di contagio senza riduzione del salario.

 Riconoscimento di un reddito
anche alle lavoratrici a ore che non percepiscono nessun salario in questo periodo e che non hanno diritto al lavoro ridotto (collaboratrici domestiche)

 nessuna sospensione dei diritti acquisiti
e rifiuto di entrare nel merito di una sospensione dell’applicazione della legge sul lavoro per il personale sanitario come invece proposto dal consiglio federale

 reddito di quarantena e pagamento 100% del reddito garantito
e non solo l’80% previsto dal lavoro ridotto

 Ritardare le scadenze per il pagamento della fatture
cassa malati, telecomunicazioni, bollette, affitto

Gestione del lavoro e della famiglia

La maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici sono oggi chiamati/e a lavorare da casa.
Il telelavoro in questa situazione particolare diventa ancora più insidioso: gestire lavoro e figli (compresi compiti ed educazione) nello stesso tempo e nello stesso spazio mette a dura prova le famiglie e in particolare le donne che ancora oggi assumono la maggioranza del lavoro di cura. A questo doppio lavoro si somma, inoltre, spessso il supporto, sia organizzativo sia morale, nei confronti dei familiari (o conoscenti) over 65 o appartenenti a categorie a rischio, compito tutt’oggi svolto in misura maggiore dalle donne.

In questo ambito rivendichiamo

 priorità al lavoro di cura rispetto al lavoro salariato
 possibilità per chi telelavora di diminuire le ore di lavoro mantenendo lo stesso salario,

 gratuità dei servizi di cura dei bambini
per le donne che devono andare a lavorare,

 condivisione con gli uomini del lavoro di cura

Efficaci misure contro la violenza domestica

La convivenza forzata rischia di portare all’aumento di violenza domestica, ossia della violenza maschile sulle donne, sui bambini e sulle bambine.

Dire di chiamare il 117 (Polizia Cantonale) non è sufficiente!

In questo ambito rivendichiamo:

 l’attivazione di una hotline per le vittime di violenza domestica

 la garanzia di un tetto sicuro per ogni donna che vuole sottrarsi a situazioni di violenza

 l’impegno dei servizi sociali comunali per monitorare le situazioni difficili già conosciute

Docenti sotto pressione

La scuola dell’obbligo e post obbligo sta facendo un grande sforzo per permettere agli studenti di continuare con la formazione.
Un impegno che pesa in maniera importante sui docenti e sulle docenti che devono reinventarsi un modo di fare scuola in un contesto oggettivamente difficile.

L’insegnamento a distanza, è noto, rischia di aumentare gli effetti sul rendimento scolastico derivanti dalle disuguaglianze sociali tra famiglie.
Non tutte dispongono di computer e connessione adeguata per seguire i programmi o hanno la possibilità di seguire i figli e le figlie nei compiti.

In questo ambito rivendichiamo:

 riconoscimento del lavoro svolto dai docenti e dalle docenti in questo contesto oggettivamente difficile

 un programma scolastico adeguato alla situazione e che miri al consolidamento di quanto appreso senza aggiungere nuovi argomenti

 supporto alle famiglie meno favorite e messa in atto di un servizio di sostegno per le famiglie

 garantire a tutte le famiglie una connessione internet gratuita di qualità per permettere a tutti gli/le alunni/e di seguire l’insegnamento a distanza.

No allo stato di polizia

Le misure di sicurezza non devono giustificare interventi di polizia eccessivi.

Ci preoccupa la creazione di uno stato di polizia che dà la caccia alle streghe.

Punire i comportamenti individualie non controllare le imprese che continuano a lavorare senza far rispettare le regole di sicurezza è iniquo e molto pericoloso.

Vietare gli assembramenti di più di cinque persone è condivisibile, ma non deve diventare pretesto per continuare a controllare cosa fanno cittadini e cittadine.

Ci stupiamo poi della misura rivolta agli over 65 che sono, per molti politici, troppo anziani per andare a fare la spesa eppure aitanti lavoratori fino ai 67 anni.

È corretto tutelare persone più vulnerabili, andrebbero però tutelate in ogni ambito!

In questo ambito rivendichiamo:

 controlli più severi nelle aziende e sui luoghi di lavoro
affinché siano attive solo quelle necessarie e rispettino le norme di sicurezza

 riconoscere il carattere eccezionale delle misure
che dovranno essere revocate non appena finita l’emergenza

 il rifiuto di un allentamento e indebolimento dei diritti di privacy e autodeterminazione

Stiamo unite

La situazione attuale mette sotto pressione in maniera importante le donne.

In questo ambito risulta molto difficile mantenere vivi i legami di solidarietà che si sono sviluppati nel corso del movimento delle donne che è stato protagonista di molte battaglie in questi ultimi anni.

È fondamentale mantenere vivo il nostro collettivo e il nostro movimento, consapevoli che questa situazione sta mettendo in evidenza tutti i limiti del sistema capitalista e patriarcale e che la soluzione a questa crisi può arrivare solo con un cambiamento radicale di paradigma economico e sociale.

Noi donne non vogliamo pagare questa crisi, dopo l’emergenza saremo confrontate con una situazione economica e sociale e rischiamo di dover affrontare nuove battaglie per difendere i nostri diritti.

Non ci fermeremo, ma continueremo a lottare ogni giorno.

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