Le chicchere di Ida

10 Agosto 2018 | Storie di donne

Riflettendo tra amiche mi sono accorta che alle medie erano tre le categorie che venivano prese di mira dal resto della classe. Le femmine, i grassi e i poco maschi. Tutti gli altri (maschi) venivano lasciati in pace. Veronica (nomi fittizi) era “troia” perché aveva iniziato la sua attività erotica in seconda media, Barbara puzzava perché non aveva l’energia per entrare in relazione con gli altri, Debora era brutta perché non manifestava mai le proprie idee, Emilia “se la tirava” perché non dava troppa confidenza a nessuno, una era troppo riservata, l’altra troppo aperta, una era più spontanea, un’altra più costruita, è normale, siamo tutti diversi, ma c’era una critica spietata per ognuna.
Ricordandosi dei maschi della classe invece erano tutti a posto, Roberto era un po’ aggressivo ma si sa come sono i maschietti, Adam era sempre distratto e poco sociale ma era così appassionato di biologia! Marco si era dato da fare con le ragazze molto presto, era visto come una specie di eroe. È mai possibile? Anche tra i maschi c’era chi aveva iniziato a dare i primi baci e oltre in seconda media, si diceva loro qualcosa che non fosse “beato te, spiegaci.”? Anche tra i maschi c’era chi era più riservato ma gli si attribuivano doti positive come “ha sempre la testa per aria perché pensa ai treni”. E ai maschi che non erano tanto estroversi si diceva di loro che erano “dei pensatori” mentre alle femmine le si tacciava come orribili e inutili. Le bambine sono oggetto di una pressione sociale che mina la loro autostima e questo sistema viene perpetrato anche dagli insegnanti che ripetono e rafforzano con la loro autorità tutti gli stereotipi dai quali loro stessi non sono guariti.

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